. San Remo Paola e Chiara Caparezza Annalisa Minetti

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Sanremo e la strage dei dimenticati

Da tempo tiene banco il dibattito sull’effettivo potenziale commerciale del Festival di Sanremo. Con il mercato discografico ancora in apnea da download sembrano davvero lontani gli anni in cui vincere il Festival, o anche solo parteciparvi, equivaleva a vendite che si contavano a centinaia di migliaia, a volte anche milioni. Le carriere di Eros Ramazzotti, Zucchero, Laura Pausini o Vasco Rossi, giusto per restare alla storia recente della musica italiana, sono impensabili oggi se la piattaforma di lancio è quella di Sanremo. E’ oltremodo banale affermare che il Festival attuale sia un evento strutturato in forma televisiva, eppure il numero di vittime che cadono silenziosamente nel dimenticatoio già durante la prima esibizione si allarga anno dopo anno, mentre spesso i “Big” chiamati in gara riescono solo a tenere in vita carriere da piazza di paese. E’ il segnale che il pubblico non si concentra sulla musica ma preferisce il contorno di polemiche, vallette, gossip e superospiti. Senza dubbio una parte di colpa è da attribuire a canzoni brutte, scelte tramite criteri legati all’oscuro meccanismo delle partecipazioni all’Accademia di Sanremo, ma il trend è confermato anche dal successo del reality show Music Farm, arena televisiva ideata per radunare cantanti dalle carriere a rischio linea piatta: si parte da una banale gara canora e si arriva ben presto ai consueti pianti e litigi da umanità sudaticcia, con il pubblico che ringrazia e fa impennare lo share. Dunque a cavallo del nuovo millennio, la musica che fu di Modugno, Tenco e Battisti è costretta a scontare gli arresti domiciliari in televisione, a misurarsi con un linguaggio che non dovrebbe mai essere il suo, la ridondanza.
Ma torniamo a Sanremo, perché c’è un momento preciso in cui il vento delle vendite cambia, è il 1997 e tocca ai Jalisse inaugurare la morìa. L’anno prima andò benissimo a Ron e Tosca ed Elio e le Storie Tese, rispettivamente primi e secondi classificati con Vorrei Incontrarti Fra Cent’Anni e la Terra dei Cachi, eppure l’edizione condotta dalla triade Bongiorno-Marini-Chiambretti ebbe l’inspiegabile effetto di afflosciare il potenziale commerciale delle canzoni.

Ne fece le spese la coppia laziale, trionfatrice con Fiumi di Parole, brano che chiunque saprebbe canticchiare ma che al tempo furono in pochissimi ad acquistare, così pochi che anche le radio mollarono l’osso nel giro di qualche settimana. La carriera dei due, assurti alle cronache rosa dopo essersi sposati ed aver avuto una figlia, continua ancora oggi con un sito ufficiale e materiale discografico che viene distribuito più o meno in proprio, ma è ovvio che si tratti di un finale mesto per chi può fregiarsi di un primo posto a Sanremo.

Destino condiviso anche da Con Te o Senza di Te di Annalisa Minetti.
La cantante non vedente vinse nel 1998, sfruttando una novità del regolamento che consentiva alle Nuove Proposte di misurarsi direttamente con i Big.
Per lei vendite claudicanti e numerosi tentativi di riciclaggio, fino alle penose polemiche innescate dopo l’esclusione dall’edizione 2006, in cui ha dichiarato di essere stata estromessa dalla gara perché secondo Panariello il suo handicap avrebbe rallentato i tempi televisivi della kermesse. Un j’accuse indirettamente smentito dai tempi letargici che hanno innescato il fiume di critiche sulla conduzione inadeguata del presentatore fiorentino.

In realtà non va male proprio a tutti, spesso grazie ad un effetto di scoppio ritardato che poco ha a che fare con i consensi ottenuti sul palco dell’Ariston. Proprio su quel palco le sorelle Paola e Chiara si presentarono con l’acustica in braccio: per loro era stata studiata l’immagine di ragazzette in perenne interrail, invaghite della tradizione celtica. Amici Come Prima non funzionò a dovere e quindi rieccole nel 2000, scosciatissime, a navigare le acque del pop latino, genere allora di gran moda. Vamos a Bailar (Esta Vida Nueva) fu il tormentone dell’estate e lanciò le sorelle Iezzi verso una carriera fatta di ottime vendite, anche all’estero, tutto questo fino al ritorno sanremese nel 2005 con la debolissima A Modo Mio, che non a caso ne rimette in gioco la carriera.

Il 1997 fu anche l’anno di MikiMix, presentatore della defunta TMC2 che arrivò fra le nuove proposte con la voglia matta di imitare il Jovanotti prima maniera. Il suo rap sgangherato E la Notte Se Ne Va fu nel suo piccolo un classico di ridicolo involontario che ancora oggi è ricordato con grandi sorrisi dai più giovani.
Sarebbe stato la classica anticamera del dimenticatoio ma Michele Salvemini, questo il suo vero nome, ci riprova anni dopo trasformandosi in Caparezza, rapper fintosporco e tricologicamente superdotato. Il risultato è il grande successo ottenuto da Fuori dal Tunnel nel 2004 e La Mia Parte Intollerante, appena uscito, che si candida a diventare presenza fissa sulle radio dell’imminente estate 2006.

Nel dimenticatoio è invece finito con entrambi i piedi Er Piotta, rapper romano che furoreggiò durante l’estate 1999 con Supercafone. Il successo fu tale da erigersi a fatto di costume, con tanto di ripetute apparizioni televisive e addirittura un film girato in veste di protagonista, Il Segreto del Giaguaro, sul quale sarebbe meglio stendere un velo pietosissimo. Er Piotta, anzi Piotta come tiene a farsi chiamare negli ultimi tempi, viene ripescato dall’accoppiata Simona Ventura-Tony Renis per l’edizione di Sanremo 2004, ma il brano Ladro di Te non lascia tracce e il pubblico si volta annoiato dall’altra parte.
Altre vittime illustri di questi Festival travagliati sono i Ragazzi Italiani, la risposta mediterranea ai Take That, e Daniele Groff, il clone degli Oasis con la faccia da bravo ragazzo e il diploma del conservatorio sotto braccio. Per lui due successi minori, Adesso e Mary, e poi un ritorno sfortunato proprio nel 2004, anche se pare che ancora adesso goda di un piccolissimo drappello di fan accaniti.

E i Gazosa? Per la creazione under-14 di Caterina Caselli i tempi di Www.mi piaci.tu (megasuccesso dell’estate 2001, decimo posto al Festival dello stesso anno) sono lontani e le notizie sono scarse. Tutto questo riserbo ce li lascia immaginare alle prese con un nemico insidioso, la pubertà, che potrebbe annientarli del tutto o tramutarli nei nuovi Verdena, e sarebbe inutile scrivere quale ci sembra l’ipotesi più spaventosa.
In un panorama tanto fosco c’è però chi è riuscito a costruire qualcosa grazie al contributo sanremese, ma sono pochi e potrebbero essere ristretti in un gruppo molto preciso.

L’ultimo decennio nella Città dei Fiori ha infatti arriso a chi ha saputo portare qualcosa di diverso rispetto alla consueta tradizione fatta di cuore-amore, tradimenti, fidanzati che si lasciano e giuramenti di amore eterno. Il caso più recente è quello dei Negramaro, avviati ad una carriera in crescendo che potrebbe durare nel tempo, ma in passato il Festival ha regalato visibilità e successo anche ad Elisa, Avion Travel, Max Gazzè, Subsonica e Carmen Consoli. E’ il segno inequivocabile che la musica del Festival la comprano comunque i giovani, ai quali va sempre più stretta la necrotica forma di canzone d’amore che i vari direttori artistici e di rete tengono ancora in altissima considerazione.

Bernardo Cioci

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