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Francesco de Gregori - Per Brevità Chiamato Artista
(Sony)

Just another masterpiece from Italy’s own Dylan

Con la lievità e la nonchalanche di chi ne ha viste troppe per stupirsi Francesco de Gregori torna con un disco caustico sin dal titolo, “Per Brevità Chiamato Artista”, ingrata formula contrattuale per indicare il contrattualizzato.
Registrato quando l’album era stato ampiamente rodato dal vivo in una sorta di personale never ending tour, il nuovo cd del cantautore romano non risparmia nessuno nel suo naturale commentare civile (“alcuni pensano liberamente/alcuni pensano in cattività” canta Francesco in Finestre Rotte un West Coast Blues di ottima qualità) né si nasconde dietro la maturità di chi è in grado di mostrare in pieno le sue emozioni di uomo (“ognuno cerca di fermare il tempo e il tempo non si fa fermare“ canta in Ogni Giorno di Pioggia Che Dio Manda in Terra).
Non più cattivo né più buono, non più disilluso né meno illuso di quattro anni fa con Calypso, per Brevità Chiamato Artista fuga qualsiasi dubbio sul ruolo delle decine e decine di cantautori medi italiani - per brevità pure loro chiamati artisti o autoelettisi tali - che l’album di de Gregori sbaraglia già alla prima canzone grazie a una scrittura altissima, semplice, profonda e ricca di mille sfumature di linguaggio, oltretutto musicalissima, grazie alle scelte di suoni e di plettri concertate con il bravo Guido Guglielminetti, direttore musicale della band.
Senza cambiare strada, senza variazioni tangibili al suono, Francesco affonda il coltello nell’annoso problema di quale sia la poetica del cantautore ricordandoci di essere ancora, per L’Italia, il vero metro di paragone. Lo fa con la classe del maestro che sceglie la strada dell’intimità, della ricerca profonda dentro le sillabe di una canzone, fra le note di un accordo, nel respiro della voce che conosciamo da tanti e tanti anni.
Un tono agrodolce non lascia mai le canzoni ma sono solo i nostri giorni - pare dirci Francesco de Gregori - e bisogna solo resistere resistere resistere perfino rischiando di essere Per Brevità Chiamati Artista.
Commovente il brano orchestrale che chiude la raccolta, L'Infinito, una riflessione sulla vita scritta con la mano del grande cantautore che non teme il tempo che passa.

Ernesto de Pascale

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