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Per un album, il debutto di The Last Shadow Puppets, al centro dell’attenzione mediatica internazionale, Il Popolo del Blues pubblica due recensioni, che mettono in luce due punti di vista tra loro un po’ diversi. A cura di Alessandro Mannozzi e Matteo Vannacci

The Last Shadow Puppets – The Age Of The Understatement
(Domino/Virgin)
www.virgin.com
www.thelastshadowpuppets.com

Dalla collaborazione di due musicisti di successo un disco imperdibile se amate il rock insieme al pop "sinfonico" creato negli anni '60 da Scott Walker


Arctic Monkeys' Alex Turner and the Rascals' Miles Kane are together in this project under the name "The last shadow puppets". This is the first album from this couple of succesful musicians that alternate rock compositions and others that recall the symphonic pop of the great Scott Walker. Very impressive.

A volte succede,si succede che quello che nasce come un progetto parallelo in maniera anche un pò casuale e favorita dalle circostanze diventi qualcosa di più grazie alle alchimie che le collaborazioni ben riuscite scatenano. E' il caso di Alex Turner degli Arctic Monkeys e Miles Kane dei Rascals. Le due bands avevano suonato in tour insieme qualche anno fa e i due si erano trovati a viaggiare nella stessa direzione artistica,le stesse voglie di uscire da meccanismi ormai consolidati per una breve "vacanza" li hanno portati a scrivere insieme tutte le canzoni che compongono questo "The age of understatement" disco d'esordio del progetto che li vede insieme sotto il nome di The last shadow puppets. Sin dal titolo si capisce che questo dovrebbe essere un progetto collaterale all'attività artistica di due musicisti ormai affermati,ma non è così. Questo è proprio un bel disco,dove canzoni graffianti si alternano a pezzi richiamanti il pop sinfonico reso celebre da Scott Walker negli anni '60 e più tardi reinterpretato e rivitalizzato da David Bowie. Ascoltate "Calm like You" o "Standing next to Me" alternarsi a pezzi graffianti come "I don't like You anymore". Bella anche la sottile e tranquilla "The meeting place". I due cantano bene e molto probabilmente questo è l'inizio di una collaborazione che nel corso del tempo diverrà sempre più importante.

Alessandro Mannozzi


The Brit Rock project between Alex Turner & Miles Kane doesn’t work at all. Unless a great single, at the same time opening/title track, the next eleven songs are nothing special. Well produced but unable to provoke emotions.

I The Last Shadow Puppets sono un progetto parallelo intrapreso da Alex Turner, carismatico frontman degli Arctic Monkeys insieme all’amico Miles Kane, leader a sua volta dei The Rascals, ennesima band brit il cui album d’esordio è in uscita i primi di Giugno.
Da questa collaborazione è venuto fuori The Age Of The Understatement, primo disco in studio del duo. Affiancato per l’occasione dal sempre più affermato produttore James Ford e dalla London Metropolitan Orchestra.
Proprio grazie alla presenza di un simile accompagnamento lo stile dell’album è ben differente dai primi due lavori di Turner con le “Scimmie Artiche”. Il suono risulta indubbiamente più maturo e completo. La presenza della sezione d’archi rende l’intera opera molto più lirica.
Il brano migliore del disco è senza dubbio il singolo di debutto, nonché open track e omonimo, The Age Of The Understatement. Il pezzo si sviluppa come una vera e propria cavalcata rock, dal sapore epico, arricchita tuttavia dalle chitarre elettriche e da un ritornello che si fissa in mente e non ne vuole più uscire. Sotto certi aspetti sembra di sentire gli ultimi Muse o gli Interpol.
Il rischio tuttavia è che i Last Shadow Puppets diventino il classico gruppo One Hit Wonder. Il resto dell’album non è brutto, anzi. Tuttavia non riesce ad emozionare come la prima canzone.
Standing Next To Me, che sarà il prossimo singolo, a tratti ricorda i Radiohead a tratti una danza degna del più classico rock party. Tutti gli altri brani sono una sorta di riempitivo del disco; assolutamente impeccabili da un punto di vista stilistico, sempre completati e arricchiti dall’apporto dell’orchestra, non riescono a generare attrazione nell’ascoltatore che, alla lunga, rischia di annoiarsi o, quasi peggio, di tornare ad ascoltarsi il singolo. Poco cambia che siano pezzi più lenti, o dolci, come “This Time Has” Come Again o infiammati alla “I Don’t Like You Anymore”. Insomma, l’ottima produzione e la disponibilità della London Metropolitan potevano essere sfruttate meglio, probabilmente mancavano un po’ di idee.

Matteo Vannacci

Track List

The age of understatement
Standing next to Me
Calm like You
Separate and ever deadly
The chamber
Only the truth
My mistakes were made for You
Black plant
I don't like You anymore
In My room
The meeting place
Time has come again

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