Emilie Loizeau è la voce brillante e potente del nuovo pop francese, che dopo l’esordio apprezzatissimo nel 2007 con L’autre bout de monde, torna con un differente lavoro indipendente forte e bel delineato, appunto un Paese Selvaggio. E’ un paese metaforico, intimistico, esistenziale, in cui i ricordi dell’infanzia e di quel paradiso perduto di sentimenti legami e atmosfere rivivono in un misto di gioia e dolore per poi placarsi e giacere nei fondali della memoria.
Innanzitutto Emilie lascia il pianoforte, strumento che suona da quando ha cinque anni, assolutamente in secondo piano, parte per scrivere i brani dell’album in Ardeche componendo sulla base della voce e con strumenti occasionali di fortuna . Comincia così il tocco selvatico dell’intero lavoro, frutto della collaborazione con nomi francesi e internazionali della musica, da Moriarty a Dyonisos poi Olivia Ruiz, Thomas Fersen e Renan Luce.
Musicalmente, i brani sono un incrocio di vari generi, dall’americana al folk alla chanson, un lavoro d’equipe e di gruppo in cui la scrittura di Emilie si distingue per intimismo ricorrente e in cui Jean Baptiste Bruhnes dirige i lavori in uno studio di Parigi . Inizialmente il lavoro parte da un trio, Emilie, Olivier Koundouno, violoncellista, e Cyril Aveque, batterista e chitarrista. Da questo nucleo primordiale, si dipanano varie collaborazioni e quindi svariati generi musicali, con un occhio cosmopolita insito in Emilie dalla nascita , essendo anglo francese e bilingue, come si nota in Sister.
In The Princess and the Toad collabora Fersen, Dis moi que tu ne pleures pas vede la partecipazione del vecchio leone Danyel Waro . Pays sauvage è una canzone intensa e in codice, in cui la fiamma della gioia del ricordo d’infanzia si unisce al dolore e una nuova nascita si intravede sotto forma di una pacata accettazione. Fais battre ton tambure vede un omaggio alla tradizione spiritual in occasione di una commedia cinematografica.
L’immaginario francese che passa da Brassens a Barbara a Julien Clerque si impone in La photographie dal testo intimo e delicato, scritto su un tema dell’Orfeo di Monteverdi da Jean Lou Dabadie.
Musicalmente, la tradizione folk/blues/country viene onorata in questo secondo intrigante lavoro quasi come tributo agli ispiratori di sempre di Emilie, Dylan e Nina Simone, Devendra Banhart e Tom Waits.
Una nota selvaggia viene dal lavoro sensoriale attorno ai suoni della natura che Elodie Maillot, un ‘autorità in questo campo, ha diretto con competenza: il canto degli uccelli, il mormorio delle terre d’Ardeche, il combattimento dei galli. La natura si insinua nel folk e diventa Paese selvaggio, libero, fiero, unita a strumenti tradizionali come armonica e banjo che si insinuano nei brani con colore appassionato e allegramente nostalgico.
A Jean Baptiste Mondino il compito finale di ritrarre come in un’istantanea l’intera troupe, trés drole alla francese, stravagante, fra paralumi, tamburi e vegetazione verdissima. Emilie è bellissima in bianco con mantellina in pelliccia, dandy e folk nello stesso tempo,attorniata dalla sua allegra brigata di musicisti country e un cavallo rubato a una giostra di Paese, come le parole delle canzoni, istantanee di un’anima alla ricerca di nuovi colori musicali e di vita perduta.
Roberta Guiducci
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1 Nowhere Girl
2 Making Time To Talk
3 Breakdown
4 Where I'm From
5 Lucky That The Heart
6 Listen To You
7 Patchwork
8 The State That Remains
9 What's Going On
10 To You
11 More Pleasant To The Ear
12 Travelling Song
Pays Sauvage
Fais battre ton tambour
Tell me that you don’t cry
Sister
Dernière Pluie
Songes
Coconut Madame
Femme a Barbe
Princess and the toad
Ma Maison
In our dreams
Dis moi que tu ne pleures pas
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