. | INTERVIEW ANT Da HomeSleep a Eardrums Music passando per MyHoney Records: ANT e la conferma di nuovi talenti Intervista di Mark Zonda Abbiamo già parlato i mese scorso dell'ultima compilation della Eardrums Music, etichetta discografica indipendente che permette a tanti nuovi talenti di vedere riconosciute le proprie capacità con una promozione legata a poesia, creatività e passaparola mediatico. Nell'ultimo album collaborativo dell'etichetta scandinava figurava anche l'artista svedese Anthony Harding, in arte semplicemente ANT. Vederlo collaborare con l'"Orchestra Indie Rock" italiana "Loud Off!" mi ha veramente riempito il cuore di gioia (e invidia!). Non ho trovato occasione migliore per contattare Anthony e organizzare l'intervista che state per leggere. Mark Zonda: ANT, da dove nasce la tua passione per la musica? ANT: È cominciata col tentativo di suonare la batteria. Avevo 11 anni. Vivevo sull'Isola di Wight. La batteria me la regalarono i miei genitori, per il mio compleanno, dopo mesi di lento lavoro ai fianchi da parte mia. Avevo lasciato diversi indizi in merito! La batteria era completa di diversi set di bacchette usate e un librettino chiamato, pensate un po', "Come Suonare La Batteria", di Buddy Rich. A 12 anni avevo già suonato il mio primo concerto, accompagnato da 4 compagni di classe, tutti quanti con la chitarra acustica. Mi sembra che avevamo fatto “Get Back”, “House Of The Rising Sun” e “I Want Candy”. Ma non ne sono sicuro, ci vediamo ancora oggi e quella play list la rimettiamo sempre in discussione. La mia prima chitarra elettrica l'ho presa invece a 16 anni. La comprai usata ad un mio compagno delle superiori. Ho imparato gli accordi per conto mio con i librettini di Billy Brag, Lloyd Cole e The Commotions. Mark Zonda: Suoni ancora la batteria? ANT: L'ultima volta che l'ho suonata mi sa che ero a Bologna a registrare Footprints Through The Snow per HomeSleep Records. Credo che siano passati un bel po' di annetti da allora... Avevo un set completo nel salotto una volta, ma prima di avere un figlio. Magari avrò l'occasione di ritirare fuori tutto nella casa nuova. Però non sono troppo convinto di volere un'altro giovane batterista in famiglia! Mark Zonda: Come sei riuscito a raccogliere così tante persone attorno alla tua musica? ANT: Beh. Certamente ha aiutato avere suonato con una band in un tour di discreto successo e avere avuto diversi dischi pubblicati per differenti etichette in paesi come Svezia, SPagna, Italia e Inghilterra. Ma mi sa che non ho poi avvicinato mica così tante persone alla mia musica. Quelle che ci sono però sono veramente fedeli e affettuose. Mark Zonda: Ti ricordi di quando hai scritto la tua prima canzone? ANT: Mi ricordo che un giorno decisi di fare un tentativo. Mi ero appena comprato una nuova chitarra elettrica, e ho inaugurato il mio primo libretto. Mi ricordo che ogni canzone aveva il nome di una ragazza. Tirai un bel rigone sopra tutto quello che avevo scritto e composto per ricominciare da capo dopo un paio di settimane. Non mi ricordo a che punto cominciai a tenere le canzoni. Probabilmente la cosa è coincisa con l'acquisto del mio registratore a quattro piste, nel periodo in cui andavo all'istituto artistico. Sì, con le canzoni che diventavano finalmente una registrazione cominciava a sembrarmi che la cosa avesse più senso. Mark Zonda: Hai mai scritto una canzone solo per una ragazza, senza mai farla sentire a nessuno? ANT: Eh! Ma non sono tutte segretamente delle canzoni dedicate a ragazze? Ho scritto diverse canzoni per ragazze che non hanno la benchè minima idea che si parli di loro. E la cosa mi piace! Mark Zonda: Quali sono le tue principali fonti di ispirazione? ANT: Direi Leonard Cohen, Prefab Sprout e Rachels. Toccano ancora corde della mia anima! Sarei un gran cantautore folk inglese se solo avessi un fingerpicking decente, dato che mi piacciono John Martyn, Nick Drake, Bert Jansch e Sandy Denny. Più recentemente mi sono invaghito di Clifford T Ward, le cui canzoni mi piacciono veramente tanto. Ma direi che tutto quello che ascolto bene o male ha finito con l'influirmi indirettamente. Anche le canzoni che non sopporto. Mark Zonda: Quando hai parlato di Clifford T Ward per un attimo non ci ho creduto. Pensavo di essere l'unico sulla faccia della terra ad avere perfino un suo album originale. Come cavolo hai fatto a conoserlo? ANT: Un fan mi aveva mandato una mail un po' di tempo fa parlandomi di come gli era piaciuto l'album Footprints, dando per scontato che lo conoscessi, visto che pensava che le sue canzoni avessero influenzato la scrittura delle mie. Ma io non l'avevo mai assolutamente sentito! Il fan mi ha quindi spedito alcuni mp3 (“Gaye”, “Up in the World”, “Wherewithal”, “Home Thoughts From Abroad”) e mi sono piaciute istantaneamente. Da allora ho cominciato a collezionare gli album di Cliff e scaricare una marea di roba. Poteva scrivere una canzone su qualsiasi cosa, da Jackdaws al cricket! Mark Zonda: Qual'è la tua definizione di Indie Pop? ANT: Mah, non lo so! C86 e quella roba lì! Non è stato John Peel il primo a coniare il termine Shambling Music? Mark Zonda: Ma quello che fai tu si può chiamare indie pop alla fine? ANT: Ci provavo! Ci provavo all'inizio. Ascoltavo tutti queli emuli di Fieldmice e Wedding Present... Mi piaceva veramente la semplicità di quella roba. Penso di avere mantenuto la stessa attitudine quando mi trovo a registrare, ma oggi miro a qualcosa di più adeguato alla mia età. È per questo che mi sono rimesso a lavorare sul fingerpicking! Mark Zonda: L'Eardrums che ti chiede di fare parte della sua nuova compilation. Com'è andata? ANT: Ho fatto un paio di canzoni per Knut della Eardrums in questi ultimi anni. Solitamente delle cover. Credo che Knut si sia imbattuto su “Crying No Tears” sul mio MySpace, per poi chiedermi se poteva essere inserita sulla nuova compilation collaborativa. I loro progetti mi piacciono veramente. Knut ci mette un sacco di lavoro e dettagli. Quasi incredibile che poi siano gratuiti. Mark Zonda: Collaborare assieme agli italiani Loud Off ad un progetto a tema è stato molto diverso dai tempi di ‘Let it Bee’? ANT: Bè, parliamo di due campi da gioco differenti. I disponibilissimi Loud Off mi hanno spedito la loro musica su mp3, e l'ho trovata subito meravigliosa. Il fatto che l'avessero scritta appositamente per me mi aveva proprio lusingato. La mia preoccupazione principale è stata quella di non arrivare a rovinarla per sbaglio con la mia voce! Ho quindi cercato di rispettarla e lasciare gli spazzi opportuni per fare in modo che tutto scorresse bene. Ho passato un pomeriggio nella libreria di Malmo con il mio lettore mp3 e un quaderno, riempiendolo con alcune cose scritte pensando a mio figlio. È stato un po' strano, dato che di solito parto dai testi e quindi scrivo la musica, o testo e musica crescono assieme. Ma penso che sia andata veramente bene. Farlo è stato veramente piacevole. Spero di potere lavorare ancora con i Loud OFf. Per quanto riguarda la canzone per Let it Bee (“He's The Bee's Knees”, anche questa sul mio primo figlio) è stata scritta abbastanza velocemente in casa, per conto mio. MyHoney aveva chiesto espressamente una canzone che parlasse di miele e api ed eccoli serviti. Mark Zonda: Recentemente mi sono trovato, non so come a lanciare una piccola etichetta discografica. Hai qualche suggerimento da darmi? ANT: Beh, prima di tutto cavati dalla testa l'idea di tirarci fuori dei soldi! Dunque, credo che tu ti debba concentrare nel promuovere la musica che ami veramente. Non starai mica parlando di vedere recensioni in girio, canzoni alla radio e vendite discografiche, vero? Non siamo qui certo per tutto questo. Siamo qui per la musica. E per le spillette! Fa delle belle spillette!
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