Good disc for The Black Keys, but really to loooong.
Sospesi tra un blues moderno e l’imitazione del passato i Black Keys, giunti al loro ottavo disco in otto anni dimostrano di saperci fare. Brothers è un disco blues, elettrico e elettrizzante, leggero e scorrevole, piacevole e classico.
Quindici canzoni, partendo dalla traccia iniziale “Everlasting Light”, sicuramente tra le più interessanti, per il cantato quasi in falsetto, per il ritmo coinvolgente, per il motivo orecchiabile. Seguono “Next Girl”, il singolo “Tighten Up” e “Howlin’ For You” ; tutti pezzi piuttosto simili tra i quali spicca il terzo, molto interessante, a tratti parlato, con un suono distorto di chitarra quasi ‘noise’, condito da un coretto che non esce più dalla testa. Come nella miglior tradizione blues, e i Black Keys ricordano soprattutto i Cream e a tratti i Creedence Clearwater Revival nella loro fase elettrica, largo spazio è lasciato alle chitarre. Ne sono un esempio brani come “She’s Long Gone”, tenuta in piedi dal virtuosismo del frontman tuttofare Dan Auerbach, e “Black Mud” addirittura interamente strumentale. Seguono dei pezzi più soft, “The Only One” non convince a pieno, “Too Afraid To Love You” invece ha un sapore retrò grazie soprattutto all’effetto del microfono.
Arrivato al giro di boa il disco perde parte della sua intensità, scontando la scarsa varietà musicale che, unita alla lunghezza, rende l’ascolto alla lunga monotono, sempre piacevole beninteso, ma senza particolari picchi di attenzione. Tutto scorre fluido verso la fine. “Ten Cent Pistol”, “Sinister Kid” e “The Go Getter” sono pezzi ben costruiti secondo lo stile apprezzato nella prima metà del disco, con molti riff di chitarra e una batteria soverchiante a tenere il ritmo, tuttavia aggiungono come detto poco alla qualità dell’album. “I’m Not The One”, a seguire, lascia indifferenti. “Unknown Brother” è probabilmente il pezzo migliore della seconda parte dell’album. Chiudono l’opera “Never Gonna Give You Up” e “These Days”, classica ballata da spiaggia che avrebbe probabilmente fatto una grande figura completamente acustica e che accompagna dolcemente verso la fine dell’ascolto.
Tirando le somme l’unico difetto di Brothers, che va ribadito è un buon disco, è l’eccessiva lunghezza, portata veramente agli estremi. Il gran numero di pezzi (più da Greatest Hits che da album in studio) rende difficile un ascolto selettivo e ogni canzone sembra galleggiare in un mare di blues.
Matteo Vannacci
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Everlasting Light
Next Girl
Tighten Up
Howlin' For You
She's Long Gone
Black Mud
The Only One
Too Afraid to Love You
Ten Cent Pistol
Sinister Kid
The Go Getter
I'm Not the One
Unknown Brother
Never Gonna Give You Up
These Days
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