La Wah Wah Records Supersonic Sound di Barcellona si presenta sul mercato con una serie di coraggiose ristampe di Kraut Rock in vinile. Si parte con i combattivi Embryo, lato estremo del jazz rock etnico quando la world music ancora non esisteva, band guidata da Christain Burchard gia con Amon Duul II nel seminale Phallus Dei. Alla “ricerca di una scrittura collettiva che intuitivamente lasciasse alla musica la sua naturale evoluzione” Burchard firma il debutto della band con Opal ( originariamente su Ohr ) nel 1970. L’album è una miscela di psichedelia che affonda le radici nel rock blues inglese grazie alla presenza di John Kelly alla chitarra ( già con Alvin Lee prima della nascita dei Ten Years After ) e segue le istanze del momento.
Da lì a poco, attraverso l’acclamato “Embryo’s Rache”, i successivi “Steig Aus“, “Rocksession“ e “Father , Sons & Holy Ghosts” e un buon successo dal vivo il gruppo di Burchard si evolverà però in un ensemble aperto a esperienze interdisciplinari di mille tipi. Ingaggiati dal Goethe Institute come ambasciatori musicali in Africa la band viaggia a lungo fra Marocco, Algeria e Tunisa proveniente dalla Spagna e dal Portogallo. E’ di quei giorni l’incontro con il jazzista espatriato dall’America Charlie Mariano, incontrato sugli stessi percorsi e impegnato nello studio dell’oboe idiano, il più sonoro strumento di legno ad ancia in circolazione. Nasce così con grande spontaneità We Keep On ( su Mps/Basf) capolavoro neanche tanto minore di un genere su cui si è tornati spesso negli ultimi anni e non sempre con la dovuta attenzione. Ogni band di musica etnica che si rispetti dovrebbe ascoltare oggi We Keep On e nascondersi sotto un metro di terra a riflettere: la creatività, la fluidità e la libertà di questo album è internazionalmente riconosciuta e indicata come uno dei più grandi dischi antesignani di un intero genere nonché tenutario dei codici di quello stesso. Qui davvero Burchard partono per lidi lontani senza guardarsi mai indietro e anticipano certe pagine che sarebbero poi appartunute a band derivative come Dissidenten. Indicato come il capolavoro del gruppo, grazie all’uso di ritmi arcaici, Embryo e Mariano raggiungono regioni inesplorate della conoscenza al punto che il disco è stato più volte indicato come precursore della trance music ma che tocca il suo zenith nei groove davisiani alla Jack Johson di No Place to Go.
Hrundi V. Bakshi
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