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Morrissey “You are the quarry”
Attack Records / Sanctuary [2004]
Può sembrare strano ma “You are the quarry” appare allo stesso tempo tanto diverso quanto in linea con il precedente percorso intrapreso dall’ex-Smiths ormai molti anni or sono. Dopo un lungo periodo passato lontano dagli studi di registrazione (il disco precedente “Maladjusted” era del ’97) questa volta Morrissey ha deciso di rientrarci accompagnato dal produttore d’oltreoceano Jerry Finn, già conosciuto per i lavori assieme a Green Day e Blink 182.
Quello che desta subito l’orecchio è senza dubbio il sound rinnovato e messo in sintonia con i tempi: la nuova influenza “americana” sembra voler condurre verso atmosfere più chiare e luminose, aumentando il caratteristico contrasto con le liriche tanto profonde da essere strazianti. È un suono con più impatto, più robusto: forse la conseguenza della scelta di lavorare sull’intera band e non esclusivamente attorno alla figura di Morrissey. Nuovi sembrano inoltre gli arrangiamenti ben equilibrati in cui ora pianoforti e moog affiancano le consuete chitarre; sporadicamente compare anche qualche loop. Sicuramente per questi aspetti siamo di fronte ad una svolta di cui l’ottimo singolo “Irish blood, english heart” può esserne considerato l’emblema; lo accompagnano molti altri brani ben riusciti quali “America is not the world”, in cui vengono denunciate contraddizioni di un paese ancora troppo intollerante, e “How could anybody possibly know how I feel?”.
Quella che pare rimasta immutata invece è la poetica di Morrissey costantemente centrata sull’intimità dei sentimenti minati dall’incomprensione, dalla solitudine e dal dolore. E’ un disco di musica raffinata, capace di distinguersi tra tanti altri per la sua capacità di emozionare. Gli Smiths sono finiti, ma qualcosa continua: forse, vale la pena ascoltarlo.
Dimitri Berti
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