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Omara Portuondo – Flor de Amor
(World Circuit, 2004)



Un tratto fine, una canzone d’amore

Sono canzoni d’amore quelle che Omara Portuondo cesella, con grazia inarrivabile, in questo suo nuovo lavoro intitolato Flor De Amor.
La signora assoluta della canzone cubana e la tradizione del son unita alla memoria della canzone latinoamericana in genere, fanno di questo album lo strumento ideale per ricostruire uno scenario da canzoniere panamericano, un ponte astratto e cangiante tra il passato di cui la stessa Portuondo è stata assoluta eroina, e il presente fatto di nuova consapevolezza quanto alle radici melodiche della canzone di Cuba.
Per ascoltare al meglio questo disco occorre innanzitutto cercare di penetrare gli ambienti che sono appena accennati, abbozzati, nel libretto allegato, e nel retro della copertina. Non sappiamo se, ma ci piacerebbe fosse così, le immagini raccolte raccontino la storia di questa artista. Gli ambienti sono l’unione tra lo sfarzo decadente degli ultimi anni di Batista e il mezzo secolo di difficile ma fiera resistenza agli attacchi dall’esterno in un regime di autosufficienza che ha promosso le arti come strumento di comunicazione d’eccellenza.
Omara Portuondo è la cantante del Buona Vista Social Club, una delle principali, se non la principale voce, della canzone cubana. Una memoria scottante quanto a capacità di stare nell’arte, di coglierne le tensioni e il respiro, quest’ultimo vera caratteristica del disco. Il respiro, naturale quasi, che porta, spinge le quattordici canzoni raccolte in Flor De Amor. Canzoni nella forma più bella, chiusa, eterea, canzoni cariche di magia e di memoria, sontuose negli arrangiamenti un po’ d’antan, suggestive nelle voci, nei timbri raccolti attorno alla voce di Omara.
Quattordici canzoni per un viaggio appunto panamericano, cucendo assieme bolero, son, salsa, contemporaneità caraibica e quant’altro possa raccontare la storia della canzone latinoamericana e cubana in particolare.
Come in Mueve la cintura, mulato che proietta Omara Portuondo nei suoni contemporanei, o in Amor de mis amores, una canzone in stile Buena Vista bagnata in salsa anni cinquanta, una canzone che pare un film, tra neorealismo cubano e schizzi della Hollywood d’oro.
Un tratto di colore rosso antico attraversa questa musica, i suoni e la voce sono virati in rosa profondo come in una cartolina d’amore mandata cinquant’anni fa e arrivata oggi, intatta e palpitante.

Enrico Bianda




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