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Todd Rundgren – Liars
(Sanctuary / Edel)



Todd Rundgren vive anni di iperattività nonostante, superati i cinquanta da un pò e con molte soddisfazione toltesi dietro le spalle, avrebbe potuto mollare tempo fa e tutti lo avremmo ricordato comunque per il grande produttore che è stato ( da New York Dolls a Hall & Oates a Meatloaf) e come un grandissima artista, fautore del migliore blue eyed soul d’America e precursore di molti percorsi alternativi( i Nazz con cui mosse i primi passi) e visionari ( vedi la sua band degli settanta/ottanta, Utopia, da cui Peter Gabriel ha preso più volte ispirazione).
Adesso, dopo alcuni Dvd, alcuni cd distribuiti solo via internet e altre diavolerie degne del dr. Caligaris, Todd ha deciso di misurarsi di nuovo con il mercato tradizionale e pubblica “Liars “ un album dedicato a “quanta disonestà accettiamo nella nostra vita quotidiana”. Pragmatico e realista ma dotato di una padronanza musicale che permette all’ascoltatore di non annoiarsi mai durante i 70 minuti di questo cd, Todd affronta il tema della verità con molta saggezza e le 14 canzoni trattano ciò con sarcasmo, humor e una sensazione diffusa di agrodolce. Rundgren non vuole infatti prescrivere cure o tirare le somme ma solo descrivere il mondo in cui viviamo.
Fa tutto da solo l’artista di Philadlephia, in questo sono molti i parallelismi con Prince ( i due si odiano con affetto a distanza …), e non potrebbe essere altrimenti visto che tutto “Liars” è pervaso da un disciplina concettuale piuttosto ferrea. D’altronde Todd Rundgren ha le idee molto chiare e, considerato anche il tema dell’album, non sarà il primo nè di certo l’ultimo a mettere in atto il famoso detto “chi fa per se, fa per tre”. In questo disco l’artista/produttore fa per un intero gruppo, per un’ orchestra, per un coro e per chi più ne abbia più ne metta. La sua prolificità e poliedricità lascerà solo stupiti i novizi ma questo disco, per fortuna, è il trionfo di quell’eclettismo di cui le più giovani generazioni hanno solo letto sui libri.
Rundgrenn, mago dell’elettronica da tempi non sospetti, tira il suo Mac alla massima accelerazione senza che l’aspetto tecnologico prenda l’avvento sui contenuti del disco ma creando invece forti contrasti e giocando sulle sfumature sonore richiama l’ingenuità degli anni sessanta ( “ non ci avevano detto che avremmo vissuto su Marte/ dove il mondo migliore di cui ci parlarono alla esposizione mondiale del 1964 ?/ il futuro è adesso”, “Future”) per tuffarsi subito dopo con rigore nella riflessione che, lo si voglia o meno , “the past is gone “(“Past”).
“Liars” di Todd Rundgren quindi non è solo un ottimo disco, da annoverare subito fra quelli da conservare a fine anno, ma alla luce dell’andamento generale della nostra etica occidentale è un disco coraggioso che attraverso la descrizione delle cose di ogni giorno ci offre la possibilità di guardarci da un angolo che la globalizzazione quotidiana a cui siamo soggetti ci nasconde a causa della sua natura a una sola dimensione.
La musica in generale e la libertà di espressione che certa indipendenza offre dovrebbero essere usate più frequentemente per questa finalità ma molti artisti vivono la loro carriera con profondo egoismo per curare solo le proprie psicosi. Ecco il perché di tanti brutti dischi ed ecco perché questo album pur non essendo un capolavoro assoluto è da annoverare fra i migliori ascoltati ultimamente


Ernesto de Pascale




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