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Howard Tate : i learned the hard way





Se amate la musica nera potrete non aver mai sentito nominare il nome di Howard Tate ma la sua musica la conoscerete senz’altro a mena dito. Ogni qualvolta ascolterete Janis Joplin in “Get it while you can “, Jimi Hendrix in “ Stop “ o BB King in “Ain’t nobody home “ voi state ascoltando l’arte compositiva di Howard Tate. Ogni qualvolta suonerete un disco di Aretha Franklin accompagnata dai musicisti dei Muscle Shoals ricordatevi che quel suono è fortemente influenzato dal connubio Howard Tate - Jerry Ragavoy ( il compositore/ produttore che lo scoprì e che annovera fra le sue composizioni classici del rock come “Piece of my Heart “ e “Cry” per la Joplin, o “time is on my side “ per i Rolling Stones ). Al disco che i due realizzarono insieme, nel tardo 1967 per la Verve records, il produttore della Atlantic Jerry Wexler fece riferimento per spiegare ai musicisti di Muscle Shoals come eseguire i brani durante le prime session assieme ad Aretha Franklin la quale, per restituire il favore avrebbe registrato da lì a poco “Eight days on the road “, un brano scritto da Ragavoy.
Insieme Howard Tate e Jerry Ragavoy crearono uno stile che sarebbe stato emulato nel soul, nel pop, nel blues e riproposto da luminari quali Freddy King ( “She ‘s s Burglar”), Ry Cooder (“Look at Granny Run Run“), Paul Butterfield (“Where did my baby go“)
Ma la vita ha fatto pagare a Tate un pegno troppo grande per tanta e tale bellezza.
Nato a Macon in Georgia, Howard emigrò a Philadelphia all’età di cinque anni facendosi notare subito nei circuiti Gospel e unendosi giovanissimo a The Gainors, il gruppo di Garnett Mimms. Tate fu subito notato: era giovane, esuberante, orgoglioso, sicuro di se. L’organista Bill Doggett lo chiamò come cantante del suo combo fino a quel giorno strumentale. Ma fu Mimms che lo introdusse a Jerry Ragavoy che ne intravide le capacità compositive. La loro collaborazione si sarebbe tramutata in una lunga storia d’amore e odio che li vide ancora uniti oggi, dove il male fatto e subito compensa la bellezza dei loro successi. I due insieme formarono una delle coppie più creative dl soul negli anni sessanta e non ci fu canzone che non può essere considerata un classico. L’album per la Verve resta tutt’oggi uno dei dischi seminali del soul moderno e aprì la strada a tanti cantanti nei primi settanta. Ma Tate non era Ragavoy, un artigiano delle canzoni ma anche un valente business man. Tate era l’orgoglio nero che viene dal basso e attraverso due dischi poco ricordati ma ricchi di altrettante gemme e sottigliezze stilistiche - “ Howard Tate “ per la Atlantic, “ Reaction “ per la Turntable, il singolo “Ain’t got nobody to give up “ per la Epic - iniziò il declino e la discesa verso la miseria e l’oscurità. Presto il “grande Howard Tate” non potè più esibirsi neanche nei ristoranti, causa la sua instabilità mentale e inaffidabilità: restava una grande voce e niente più. Il mondo del business musicale era irrimediabilmente cambiato per poter continuare a dargli fiducia. Anche Jerry Ragavoy lo abbandonò al suo destino.
Inizia qui un lungo percorso nel buio: Tate torna a Philadelphia dove per vivere e portare avanti una famiglia con sei figli - la maggiore perirà in un incendio nel 1976 - inizia a vendere assicurazioni. Nei primi anni ottanta dopo diciannove anni di matrimonio la moglie lo lascerà e per Howard saranno gli anni della droga, del crack e della disperazione. Una spirale che si interrompe nel 1994 quando, affermerà poi, “incontra il Signore”. Nasce così “The Gift of the Cross Church”, una chiesa itinerante di cui l’artista è il principale esponente.
Questo percorso ci conduce dritti al 1999, anno in cui per la prima volta il nome di Howard Tate torna alla ribalta grazie a Phil Casden, dj della stazione WNJC di Willingsboro nel New Jersey che inizia a suonare incessantemente brani dalla ristampa su cd dell’album “Get it while you can “ ogni mattina, facendo quotidiani appelli al pubblico all’ascolto dell’emittente affinchè segnalassero la presenza di Tate indicato come residente in quella zona. Dopo circa un anno, il primo giorno del 2001, sarà Rob Kennedy, cantante dei Bluenotes, anziano abbastanza per ricordarsi la fisionomia di Tate, che lo incrocia casualmente in un supermercato. Howard viene messo da Kennedy al corrente del tutto, telefona alla stazione radio e in diretta lancia lui, a sua volta, un appello, affinchè Jerry Ragavoy torni a farsi vivo con lui. I due amici - nemici si reincontrano nel Febbraio 2001 e cominciano, proprio come una volta scrivere insieme.


Nulla è dato sapere sul loro primo incontro dopo tanti anni, dopo i problemi fra i due, dopo gli anni selvaggi di Tate ma il risultato di tutto questo ha un nome, “ Repossesed “, l’album del ritorno, scritto assieme a Ragavoy a cui anche Elvis Costello ha voluto partecipare con un inedito, pubblicato nell’autunno 2003 dalla Private rec, che ha riportato sulle scene il grande cantante nero la cui voce è uno strumento rimasto intatto, perfetta ed espressiva come nel 1967.


Chi è oggi Howard Tate, l’anello mancante fra Jackie Wilson e Al Green, ? è un uomo provato dalle fatiche della vita ma che afferma di aver passato alcune stagioni strepitose come quelle in cui “ James Brown apriva i miei spettacoli all’Apollo Theatre di Harlem e mi spiava da dietro i drappi…”. Pare che abbia mille anni Tate, che abbia portato sulle spalle tutte le croci che incontrava lungo la sua via crucis. “ Non sono un perseguitato” afferma “ ho pagato a caro prezzo quello che ho comprato dal male ma non ho cambiali adesso da pagare e sono un uomo libero “. A dieci anni dalla conversione, a dodici mesi dal bell’album di ritorno Howard Tate torna per la seconda volta in Europa. “ Non pensavo di essere così amato; a Londra, lo scorso novembre ho visto persone della mia età, uomini e donne, piangere cantando le parole delle mie canzoni. E’ stata una grande emozione e ho ringraziato il Signore pubblicamente per poterla vivere”:
Le spettacolo ha del miracoloso; nonostante che le difficoltà della vita abbiano pesato sulle spalle di Howard lo show, che toccherà anche l’Italia per una sola data allo Swet Soul Music festival di Porretta nel weekend dal 9 all’11 luglio, può essere annoverato solo nella lista dei “classici” o degli “imperdibili “.


Con una band guidata dall’organista Austin de Lone ( chi ha masticato molto rock lo ricorderà come progenitore del pub rock nei primi settanta, con Eggs over Easy, emigrato californiano in Inghilterra su sollecitazione di Chas Chandler e poi primo collaboratore di Declan McManus ) e con lo strepitoso Tim Wagar al basso (spesso con Dave Specter e il meglio jump di San Francisco), Howar Tate promette scintille e assicura una fetta di storia del Soul. Tutto nel nome del Signore.

Ernesto de Pascale




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