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Elvis Costello
16 giugno 2005, Parco di Villa Solaria (Sesto Fiorentino)
La splendida cornice è quella del Parco di Villa Solaria a Sesto Fiorentino, dove incontriamo un Elvis Costello diverso da quello a cui siamo stati ultimamente abituati. Si presenta sul palco accompagnato da una formazione semplice basso, tastiere e batteria e lo fa davanti ad un pubblico composto da coetanei e molti giovani. Bello scoprire che, lasciata a casa ogni velleità “colta”, Elvis sia arrivato con i suoi Imposters per regalare due ore e mezzo di rock’n’roll puro, ovvero il suo lato migliore, senza nulla togliere ad esperimenti per nulla disprezzabili come la collaborazione con Burt Bacharach in Painted From Memory. Costello ha speso tanti anni della propria carriera cercando di dare un respiro più ampio alla propria canzone, prima rinunciando ad una grande band come gli Attractions (retaggio tangibile, considerando che il batterista Pete Thomas è stasera presente) per muoversi verso un territorio più intimo e sconfinare poi nel mondo della classica con alcuni album (The Juliet Letters, North) di “pop da camera” che hanno lasciato l’amaro in bocca a molti estimatori.
Ma stasera tutto è diverso, l’uomo di Liverpool torna in America, patria di tutti i suoi primi amori e grande influenza sia del primo che dell’ultimo periodo. Sia i pochi momenti quieti che quelli elettrici puntano direttamente al country, al rock’n’roll e al soul, è il caso di un’emozionante All This Useless Beauty o di Brilliant Mistake, qui riarrangiata in chiave elettrica, o della rarefatta The Scarlet Tide, scaturita dalla collaborazione con Alison Krauss e T-Bone Burnett.
Elvis non parla quasi mai, preferendo suonare un pezzo dietro l’altro, e non sorprende ascoltare le composizioni nuove amalgamarsi così bene insieme alle altre. Sia il recente The Delivery Man che When I Was Cruel sono album di finissima fattura e canzoni come Country Darkness, The Delivery Man, Button My Lip (il pezzo più punk che Elvis abbia scritto da 25 anni a questa parte?), When I Was Cruel #2 e Monkey To Man mettono in mostra un artista capace di ricatturare quell’intensità giovanile che a volte svanisce per sempre.
Finale con un medley infuocato di vecchie glorie, da Oliver’s Army a Pump It Up fino all’immancabile (What’s So Funny ‘Bout) Peace, Love and Understanding, ormai da annoverare come veri e propri classici di tutto il rock. Elvis dimostra di sapersi ancora arrabbiare, il pubblico si alza in piedi e ringrazia di cuore.
Bernardo Cioci
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