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Mark Knopfler – Arena Flegrea
Napoli, 14 giugno 2004

The live act of Mark Knopfler in Naples at Arena Flegrea was a “solid rock” show. Between old song like Sultan Of Swing, Walk Of Life, Brother In Arms and new song from his last album Shangri-La, his “trade mark” guitar playing shined.
Fresco della pubblicazione del nuovo singolo, Trawlerman's Song, estratto dal suo ultimo disco Shangri-La (praticamente un Ep con cinque brani in versione acustica estratti da una session promo per le radio) e di uno scintillante live broadcast su Radio Uno per il concerto di Roma, Mark Knopfler giunge all’Arena Flegrea di Napoli per la penultima tappa del suo mini tour italiano di ben sei date ma soprattutto per il sessantanovesimo concerto di un tour mondiale partito dal Sud Africa il 28 febbraio. Sul palco accanto a lui una band di ottimo livello che vede Glenn Worf al basso, Danny Cummings alla batteria, Richard Bennet alla chitarre ritmica e alle tastiere Guy Fletcher and Matt Rollings. Mark Knopfler dal vivo esalta il trend “roots” dei suoi ultimi dischi amplificandone i toni più acustici senza tuttavia abbandonare mai la strada maestra del rock n’ roll. Ed a sorpresa è proprio dalle atmosfere più “roots” di Why Aye Man, tratta Ragpicker’s Dream suo penultimo album, che parte il concerto napoletano. Mark sul palco appare rilassato e molto sciolto alle prese tanto con i classici del periodo con i Dire Straits tanto con le sue ultime composizioni che tratta forse con maggior cura ed impegno.

Come da programma protagonista della scena è la sua chitarra ora vicina all’ultimo Dylan ora in preda al J.J. Cale di Troubaour ma come sempre originale quanto basta per entusiasmare i tanti fan presenti. Proprio nella prospettiva dei fan sarebbe interessante analizzare questo concerto. Infatti se applauditissimi sono stati i due brani peggiori del concerto Speedway To The Nazareth (molto bella su disco) e Telegraph Road (al contrario insopportabile già nella versione originale), entrambe eseguite in un pessimo arrangiamento con archi campionati e drum machine, un po’ meno lo sono state le vere perle del concerto ovvero Done With Bonaparte, eseguita in una bella versione country-rock in trio con contrabasso e batteria e la splendida Dongan’s Gone dall’ultimo disco, anche qui baciata da un riuscitissimo arrangiamento roots. Il pensiero che sorge è dunque che la maggior parte dei presenti non ha compreso la svolta stilistica di Knopfler, rimanendo imprigionata ai tempi dei Dire Straits. Tuttavia il chitarrista inglese sembra tenerci molto ai suoi fan e dunque era lecito aspettarsi qualcosa di simile.

Bisogna dire però che a parte queste due sbavature i grandi classici come Sultan Of Swing, Walk Of Life e Romeo And Juliet, non hanno affatto sfigurato anzi tutt’altro hanno retto magnificamente la scena avvolte da arrangiamenti asciutti e godibilissimi con la chitarra di Mark Knopfler sempre pronta a ricamare su ogni nota. Discorso del tutto diverso va fatto per i brani tratti dagl’ultimi tre dischi come Boom Like That, Sailing To Philadelphia e What It Is in cui si è apprezzato un grosso lavoro sugli arrangiamenti tesi ad evidenziare a tutto tondo le sfumature più nashvilliane del suo songwriting. I tre bis finali tutti tratti da Brother In Arms, la title track, Money For Nothing e So Far Away, ci hanno restituito i brani migliori di un disco all’epoca molto sopravvalutato ma che reinciso oggi con i nuovi arrangiamenti potrebbe far gridare al capolavoro. Knopfler, pur essendo nella schiera dei grandi sopravvalutati del rock, dal vivo ha ancora molto da dire e questo concerto l’ha dimostrato a pieno malgrado le due grosse sbandate citate.
Salvatore Esposito
Foto: Salvatore Esposito
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