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Celilo - Ricochet
(Richochet/Milesofmusic)
www.celiloband.com
Richochet is the Celilo’s debut album (featuring Paul Brainard of Richmond Fontaine on pedal steel). Here this band, combining a cross section of roots influences, shows a good songwriting colored with alternative country style and the rural charm of american folk music.
Il nome lo devono ad una città dell’Oregon, il loro stato. Celilo appunto, ovvero la città più antica, quasi a dichiarare sin da subito il loro legame con le radici. E proprio dalle mitiche “roots” che bisogna partire per dare una chiave di lettura a Ricochet, il loro album di debutto. Guidati da Sloan Martin, voce e autore della band, i Celilo sono una band dall’interessantissimo background musicale che copre tanto l’alternartive country dei Whiskeytown di Ryan Adams, quanto Townes Van Zandt, Jay Farrar e Neil Young. Viene dunque da chiedersi: perché proporre ancora una volta una variazione sul tema alternative country? Semplice perché in questo disco c’è quell’ingenuità che ha fatto grande questo genere, i brani vivono una vita tutta loro trascinati ora dal violino di Annalisa Woodlee, ora dal tambureggiante drumming di Andy Parker che si sposa perfettamente sia con il preciso basso di Rob Weston, che ha anche prodotto il disco, sia con l’affilata chitarra di Jeff Lyster. In questo a fare la parte del leone troviamo il leader della band Sloan Martin, arguto autore dei brani del disco ma soprattutto voce carismatica della band. Nonostante tutte le buone premesse, ad un primo ascolto verrebbe facile attaccare questo disco e tacciarlo di acerbità varie ma provate ad ascoltare con attenzione il brano di apertura, Sweetest Thing, un country rock al fulmicotone o ancora il medley Molasses/ Dust Devil e Sleepwalking, in cui la pedal steel di Paul Brainard, dei Richmond Fontaine, che traccia un sentiero verso il passato, vi accorgerete che questi ragazzi hanno davvero stoffa. Passi dunque anche qualche caduta come il rock da sbarbatelli di Sweet Motherfucker ma è difficile non appassionarsi anche al resto del disco che sfoggia splendidi brani come Hangover Song, Stumbling, ma soprattutto la title track in cui violino della Woodlee si intreccia alla perfezione con la linea melodica della chitarra di Sloan Martin. E’ presto per dare giudizi ma le premesse per fare bene sembrano esserci tutte.
Salvatore Esposito
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