.


Dwight Twilley - 47 Moons
(DMI)
www.dwighttwilley.com



King of power pop is back!

Cosa è il Power Pop ? é un genere il cui termine venne coniato nei tardi anni settanta quando alcuni autori di talento, innamorati del Wall of Sound di Phil Spector o delle architetture di Brian Wilson o più in generale delle canzoni dei primi sessanta uscite dagli autori del Brill Building, si misurarono in composizioni troppo articolate per essere considerate prettamente Rock ma non abbastanza leggere per essere etichettate Pop, ma supportate da un impeto rock che traeva spunto dalla lezione del punk e di tutto quello che aveva ritirato alla luce ( garage etc..). i 20/20, Peter Case e i Plimsouls ( recentemente riuniti), Phil Seymour o lo stesso Tom Petty furono alfieri del Power Pop.
Nasceva un genere o meglio un” sotto genere” che si diluì presto nei meandri della musica ma che licenziò almeno un grande autore e compositore, le cui qualità sono rimaste fino ad oggi: Dwight Twilley, tornato con un disco per lunghi mesi disponibile solo in internet, in cui dimostra tutta la sua maestria.
Quale è la qualità musicale del Power Pop ? E’ riuscire a trasmettere una certa sfarzosità in una canzone di tre minuti senza ridicolizzarla, senza che questa possa risultare stucchevole. La miscela deve essere calibrata in maniera millimetrica.
Quali sono gli ingredienti di una perfetta canzone di Power Pop ? la riconoscibilità, la cantabilità, l’uso incondizionato dei cori, archi che spingono e mettono sotto pressione la ritmica, brani che non si “aprono” mai, per restituire quella sensazione da “cameretta” che fa molto teen ager anni sessanta e sogni infranti. Un senso di “retrò” non deve mai prevalere ma deve invece essere chiaro sempre che la produzione è contemporanea.
Poi, ci sono – finalmente penserà qualcuno – le canzoni !: e che canzoni. Canzoni modellate sugli accordi basici del rock ( d’autore ) di una volta ma sempre realizzate con soluzioni originali e cantate da una voce riconoscibile ma mai troppo invadente, magari un po’ ossessiva, magari dal range limitato e glam.
Dwight twilley è maestro in tutto ciò. Per un artista che non ha mai avuto successo preso il grosso pubblico ( pur firmando tanti brani che lo hanno tenuto ricco e felice fino ad oggi ) ha il tono dell’artista di successo e ciò conferisce al “ 47 moons” una certa soddisfazione che nel Power Pop non è cosa da poco. L’album è un evidente affare di famiglia ma appare qui e lì qualche nome eccellente della “storica “ scena discografica losangelina dei settanta come Richard Podolor, già produttore dei Three Dog Night ed executive molto importante in quel decennio. Al fianco di Dwight compare anche il chitarrista Bill Pitcock IV, braccio destro del nostro dal suo primo disco del 1975 su etichetta Shelter, quella di Leon Russell. Cosa ha fatto fino ad oggi Dwight Twilley ? Lo potete scoprire dal suo sito internet, comunque si è mantenuto bene e il disco, perfetto da suonare in macchina d’estate, non ha un attimo d’esitazione (ecco, l’esitazione nel Power Pop non è proprio concessa né ammessa…) ed annovera almeno una grande canzone, perfetto capolavoro del Power Pop targato 2005. “To Wait is to waste “, che da sola vale il disco e si trascina il resto dell’album. Dai toni leggermente decadenti “ 47 moons “ è un album per i rocker romantici che hanno visto tutto. Gli altri, quelli che non hanno visto, suonino quest’album. E sognino di aver visto. Funziona!
Ernesto de Pascale



tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.

eXTReMe Tracker