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Hatfield and The North - Hatwise Choise
(Burning shed)
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www.hatfieldandthenorth.com
A new collection of Hatfield and The North’s unreleased material. The best way to restart from where they stopped in 1975
A distanza di più di trent’anni torna sul mercato un disco degli Hatfiled and The North in cui compare il gruppo con il line up originale, costituito da Phil Miller, Pip Pyle, Richard Siclair, Dave Stewart.
Non si tratta di un disco nuovo, ma di una stampa di materiale dell’epoca. L’iniziativa parte direttamente dal gruppo (si veda il sito www.hatfieldandthenorth.com) e propone una raccolta di registrazioni d’archivio inedite al 100% che coprono un periodo compreso tra il 1973 e il 1975. Hatwise Choise viene presentato come il primo dei volumi di registrazioni di archivio degli Hatfield and The North, il che fa ben sperare per altre future pubblicazioni. La band inglese, uno dei gruppi più interessanti del progressive , registrò all’epoca solo due album, Hatfield and The North (1974) e The Rotters’ Club (1975), entrambi, senza esagerare, straordinari. Il gruppo costituisce una delle più raffinate espressioni del Canterbury Sound, in quanto seppe sintetizzare il meglio del progressive melodico con il lato più aggraziato del jazz rock. L’ineguagliabile cantante e bassista Richard Sinclair, la voce più dolce del progressive di tutti i tempi, portò negli Hatlfield and The North la fantasia melodica che già aveva costituito la fortuna dei Caravan (gruppo da cui Sinclair proveniva), che costituì l’elemento di forza per la nascita di brani come l’indimenticabile Share It (da Rotters’ Club). Dave Stewart portò invece l’esperienza di un approccio alla tastiera creativo sperimentato già con gli Egg e coltivato sulla base dei suoi studi classici. Per non dire poi che Pip Pyle si era fatto le ossa niente meno che nei geniali Gong. Una specie di super gruppo insomma, che seppe alternare splendide canzoni a momenti di libertà jazzistica, che prese al balzo la palla del jazz rock ma per lo più evitò i momenti di aggressività che si liberano dai solchi degli lp di gruppi come i Soft Machine. Tutti coloro per i quali due lp degli Hatfield and The North (che dopo trent’anni di instancabile ascolto sono orgogliosi di conoscere a memoria) sono troppo poco, tutti coloro che sono rimasti con l’amaro in bocca perché l’avventura di questo storico gruppo che prende il nome da un insegna stradale londinese all’epoca durò troppo poco, tutti coloro che hanno sete di ottimo progressive, aprano una nuova pagina internet (senza chiudere il Popolo del Blues!) e corrano a comprare questo disco dal sito del gruppo. Materiale inedito e note di copertina di Jonathan Coe, scrittore e fan di vecchia data della band che si ispirò proprio a loro per il titolo del suo libro The Rotters’ Club (It: La Banda dei Brocchi, Feltrinelli). E’ chiaro che i due dischi di allora racchiusero la scelta del meglio del meglio e che questo mix di live e registrazioni radio non è un nuovo The Rotters’ Club, ma non ve ne pentirete.
Giulia Nuti
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