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Ry Cooder - Chavez Ravine
(nonesuch)
www.rycooder.com
www.nonesuch.com
read the story about Chavez Ravine at: www.toonist.com/flash/ravine.html



Ethomusicological miracle by the Great Ry celebrating his third decade of musical researches

Negli anni cinquanta un intero quartiere downtown Los Angeles, Chavez Ravine, venne buttato giù dai bulldozer per far posto al nuovo stadio di baseball dei Dodgers, lasciando senza tetto centinaia di chicanos e le usanze di una comunità ricca di musicalità ed originalità. Al giovanissimo Ry, cresciuto nella adiacente Santa Monica, questo gesto di prevaricazione, e il subdolo metodo trasversale di far pulizia razziale disgregando la comunità, parve una ingiustizia razziale. A cinquant’anni di distanza Cooder racconta, attraverso le canzoni e le musica che quel quartiere riconosceva come proprie - e la scrittura di nuovi brani in chiave - la vita di una piccola ma influente comunità.
Nel disco di Ry confluiscono le influenze più varie che la house band di Cooder sviluppa con grande classe e stile: da James Ellroy a Leiber & Stoller, il doo wop imperante in quel decennio, il suono delle radio losangeline, il lavoro di ricerca dell’autore Mike Davis, le foto di Don Normak, la musica cojunto e corrido spalla spalla con il west coast blues swing jump dell’epoca mista alla memoria delle serate musicali al vecchio stadio El Monte Legion di Chavez Ravine. Per i fan di Ry Cooder “Chavez ravine “ è un altro passo verso l’acquisizione di una più vasta prospettiva etnologica degli Stati Uniti. For the newcomersi the album is a fantastic trip down the memory lane.
Un sottile filo rosso lega questo “Chavez Ravine “ all’elbum di memorie beat di Tom Russell dedicato a Charles Bukowski e al bellissimo disco dei Los Super Seven sull’avvento delle border radio. Un filo rosso che dà adito a immaginare una nuova forma contemporanea di audio documentario in cui coesistono informazioni e contenuti e creatività. Pochi sono quelli che possono permettersi un format così delicato e complesso e Ry Cooder è – per i suoi trascorsi nel mondo delle colonne sonore di qualità e il rapporto consolidato con registi/ documentaristi loro stessi– il più accreditato. In “Chavez Ravine “le implicazioni politiche, il maccartismo, la globalizzazione ante litteram appaiono come accuse chiare e Ry - a tutti gli effetti parte dell’elite artistica hollywoodiana - tratta l’argomento a testa alta, facendosi aiutare lì dove necessario da figure retoriche ( l’alieno che ammonisce gli abitanti del luogo che i loro diritti non saranno rispettati, è una straordinaria idea cinematografica e letteraria).
E’ interessante fare un’ ultima riflessione: quale artista in Italia avrebbe la forza e lo spessore per descrive con un disco un avvenimento simile a quanto accaduto a Chavez Ravine, come lo smantellamento di un quartiere per far posto a quella urbanistica abusiva su cui, nei tardi anni cinquanta nacque la Roma di oggi ? Ci dobbiamo fermare a pensare. Forse qualche gruppo di base, politicizzato, estremo. Le urgenze di gran parte di essi sono però rivolte a eventi più vicini alla loro cultura ed età. Spostandoci ad osservare il panorama degli artisti coetanei di Ry Cooder non ci viene in mente proprio nessuno. Di questo dobbiamo profondamente rattristarci. È, purtroppo, un altro segno della nostra povertà culturale.

Ernesto de Pascale


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