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The National - Alligator
(Beggars Banquet)
www.beggars.com
www.americanmary.com
Excellent second album by Brooklyn via Ohio emotional band wth a tuff edge. Intense, bluesy, bittersweet
Tredici canzoni che non possono lasciare l’ascoltatore indifferente. Tutto il resto viene dopo. Canzoni dai toni molto malinconici, cantate da una voce sull’orlo del pianto e dello sconforto ma sempre pervasa da un proprio, educato, stile. Per portare un esempio dei temi trattati da The National vale la pena porre l’accento come, all’apice della felicità, il cantante Matt Berninger possa scegliere di celebrare la potenza di una bronza. Musicalmente retti dai fratelli Devendorf e dalle chitarre di un’altra coppia di fratelli, Dessners, The National hanno momenti che li accomunano con una delle più sottovalutate band dei primi anni ottanta, The Sound, a una parimenti sottovalutata band dei novanta, Tindersticks. Adottando soluzioni dinamiche che sottolineino le emozioni spesso instabili che le canzoni esprimono, The National, trovano un proprio posto al sole con questo “Alligator”, annunciato da molta stampa estera come uno dei migliori dischi del 2005. E’ ancora presto per poterlo inserire in una lista definitiva di album dell’anno in corso, certo è che il secondo disco del gruppo americano colpisce e, ascolto dopo ascolto, cresce prepotentemente. A seconda dell’età dell’ascoltatore torneranno anche in mente formazioni come Joy Divisione e/o Interpol; per ovviare il gruppo affida alle orchestrazioni di Padma Newsome e al suo violino il compito di fare piazza pulita dei termini di paragone, riuscendoci. I nomi allora citati servono meglio a indicare un sapore, un feeling a chi non abbia ancora ascoltato la musica del gruppo. Canzoni, quindi, che accendono una luce nella solitudine del cuore, brani spacca cuori per ragazze emotive, da gustare come un brandy d’annata per gli intenditori non più di primo pelo. Insomma , ce n’è per tutti!.
In questa sede il recensore si azzarda ad aggiungere che “Alligator “ è un album da ascoltare in perfetta solitudine. Esalterà la malinconia ma quella sensazione agrodolce che susciterà, sensazione quasi tangibile, che ripercorrete nei vostri futuri déjà vu, è la prova tangibile di cosa sia la vita. Che la conclusiva “Mr. November” sottolineerà con determinazione invogliandovi a riascoltare tutto da capo.
Ernesto de Pascale
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