. |
Chris Whitley-Hotel Vast Horizon Non cè bisogno che il blues del 2003 sia solo blues, sia solo nero, sia solo sfigato, swing, o Chicago Blues. Ecco perché un americano che vive in Europa non è più una novità ed ecco perché funziona che un regista tedesco come Win Wenders abbia sufficiente sensibilità per produrre un gioiellino di misura (anche se un po pedante
) come The Soul of a Man. Film dove, guarda caso, fra gli ospiti invitati a pagare un tributo al passato del genere in questione, cè anche Chris Whitley che ha da poco in giro un disco con uno dei più bei titoli dellannohote Vst Horizon.In copertina tutto e nulla parla di lui; la neve mura lorizzonte, larchitettura di un qualche Luigi ics ha poco a che fare con lesercizio tipico mefiologico mississippi=acque fangose. Ma è proprio Whitley che comunica una desolazione infinita: racconta storie sinistre, testi con riferimenti incrociati e poche parole sparse che devono dire allascoltatore. Insomma, Chris ha un metodo per farsi ascoltare e lo mette in pratica: cè chi ha parlato di approccio noise, chi di minimalismo jazz, chi di blues (la sua vera radice sin dal disco debutto Living with the Law (Columbia, 1991) certo è che Whitley ha scelto una isola lontana da casa per ritrovare la sua propria casa, quella che ognuno ha ben presente, nel proprio cuore, nella propria mente. In questo è un vero viaggiatore con le idee molto chiare. E se le distanze non vi fanno paura questo disco fa al caso vostro. Ernesto de Pascale |
. |
. |