.


Rassegna di cantautori alle Rime Rampanti

L'Italia della canzone, nonostante tutti i suoi problemi, si permette ancora di lanciare segnali piacevoli ed incoraggianti. L'occasione per un commento del genere è stata una rassegna dedicata al cantautorato, tenutasi per quattro giorni (25-28 giugno) alle Rime Rampanti di Firenze.

Le prime due sere si sono risolte con belle prove da parte di scuole cantautoriali diverse: la strada di Lucio Morelli porta a David Sylvian e a tutta quella canzone che, pur avendo il coraggio di usare una batteria elettronica, affonda le mani nel jazz fino a lambire strutture proprie di certa musica colta. Morelli non ha paura di prendere in mano un pezzo come Style It Takes, pagina ispiratissima dell'ultimo sodalizio fra John Cale e Lou Reed, stravolgerla per sottrazione e farla suonare con naturalezza in mezzo a pezzi propri di spessore come Gesù Cowboy.

Flavio Giurato proviene invece da un'epoca anteriore - i due sono distanziati da circa vent'anni - ed è più sanguigno, decisamente teatrale nei suoi insistiti stacchi da solo alla voce, come se il rapporto con la sua acustica fosse conflittuale. Per lui un grande successo coronato da applausi e richieste (e in mezzo al pubblico c'era anche Federico Fiumani dei Diaframma, che ha raccontato di amare molto un album di Giurato, Il Tuffatore), una bella soddisfazione per un artista che di certo non ha avuto vita facile, soprattutto alla luce della qualità di inediti - Il Caso Nesta, Centocelle - con cui ha dimostrato di essere ancora in possesso di parecchie cose da dire.

La seconda parte della manifestazione ha dato spazio a due gruppi, i Del Sangre e i LaLaLa, che trovano comunque una decisa ragion d'essere entro una forma canzone di stampo autoriale. Il cantautorato nordamericano trova naturale sfogo nei pezzi dei Del Sangre, progetto di Luca Mirti che risente molto dell'influenza di Springsteen, forse ancora in cerca di qualcosa in termini di autorevolezza, ma è un peccato in fondo veniale visto che pezzi ed impegno non mancano.

Cambiano i riferimenti musicali con i LaLaLa (il loro nome sarà forse un tributo agli eroi dimenticati La's?), gruppo giovanissimo dedito a cantare in italiano il pop inglese più classico. Anche in questo caso la stoffa c'è - e le soluzioni acustiche sembrano ancora più adatte alle loro corde - ora si tratta solo di svilupparla entro forme più personali e distaccate dai modelli originari. Paul Weller, comunque, sarebbe già fiero di loro.

Bernardo Cioci

tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.

eXTReMe Tracker