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Rolling Stones in Italia dopo 13 anni di exile

10 giugno 2003, Stadio Meazza, Milano. Nella più imponente struttura pubblica pensabile in Italia converge una folla di oltre sessantamila persone di ogni età e provenienza. Tutti qui a sfidare il caldo, la sete, il caos per vedere e sentire dal vivo la più imponente rock and roll band pensabile al mondo: i Rolling Stones. Prima di loro, nell'indifferenza più o meno generale, hanno suonato i Cramberries, poi, poco dopo le 20:30 è arrivata "Brown Sugar". In realtà sugli onerosi biglietti gialli del "Licks World Tour 2003" l'orario d'inizio era dato per le 21:30, ma un'ordinanza del comune ha voluto anticiparlo di un'ora per evitare che schiamazzi, rumori molesti e chitarre distorte disturbassero la città. Sopra al palco, che si estende in larghezza da un estremo all'altro del prato, sono appese due enormi colonne di altoparlanti, tra le quali si innalza un maxischermo sul quale sono proiettate linguacce e riprese del concerto viste da diverse angolazioni. Una microcamera è stata appostata perfino sul manico della chitarra di Ron Wood, e contribuisce alla spettacolarizzazione del concerto degli Stones, importante almeno quanto la musica. Mick Jagger corre e balla nevroticamente, prima in un'appariscente camicia fucsia chiusa con un solo bottone, poi in magliette effigianti la mitica lingua-logo, mentre Keith Richards, treccine, bandana e giacca aperta sul petto nasconde con le varie Fender la notevole pancetta messa su con gli anni, che ormai sono quasi sessanta per entrambi. Alla batteria Charlie Watts completa la componente storica dei Rolling Stones odierni. Insieme a loro il bassista di colore Darryl Jones, il pianista Chuck Leavell, i coristi Bernard Fowler, Lisa Fisher e Blondie Chaplin e una sezione fiati di quattro elementi: Bobby

Keys, Tim Ries, Kent Smith e Micheal Davis. A "Brown Sugar" segue una buona mezzoretta di trascinanti rock anthem da stadio: "Start Me Up", "You Got Me Rockin'", "Don't Stop", "Miss You" e "Out Of Control". "Adesso ci calmiamo un po'", annuncia quindi un amichevole Mick Jagger introducendo due classiche ballatone in puro “stonestyle”: prima “Angie", poi "You Can't Always Get What You Want", accelerata nel finale. "Tumbling Dice" è un tuffo nel disco dei Rolling Stones per eccellenza, "Exile On Main St.", poi per due canzoni, "Thru And Thru" e "Happy", Keith Richards, al microfono, è il monarca assoluto della band. Mick Jagger, che si era dileguato, ritorna alla grande sul ritmo percussivo di "Sympathy For The Devil", con tanto di coriandoli rossi propagati nell'etere che "fanno molto Inferno". Dopodichè i Rolling Stones, nella città della moda, sfilano sulla pedana che passando in mezzo alla folla del prato conduce al palco secondario, dove anche volendo non entrerebbe altro che loro e gli strumenti. Da qui prendono il via la canzone-manifesto "It's Only Rock And Roll (But I Like It)" e due cover particolarmente significative:"Mannish Boy", un blues di Muddy Waters che gli Stones suonavano nei club londinesi ai tempi degli esordi, e la dylaniana "Like A Rolling Stone". Di nuovo sul grande palco, tutti pronti per l'assalto finale: "Gimmie Shelter, "Honky Tonk Woman", "Street Fighting Man" e l'immancabile "(I Can't Get No) Satisfaction".

L'unico bis è "Jumpin' Jack Flash", seguita da fuochi d'artificio!Un finale col botto dopo una rassegna di titoli storici, molti dei quali di età superiore ai 30 anni.Normalmente non fa una gran bella impressione un gruppo che si fossilizza sui fasti dei tempi che furono, ma se questo gruppo sono i Rolling Stones, si accetta tutto.

Alessandro Alajmo

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