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Hank Schizzoe & Loose Gravel, In Concert
(CrossCut, 2003)



mucche svizzere in the best american roots tradition.
What's wrong with it!
absolutely nothing....
by ernesto de pascale

Vi siete mai chiesti per quale motivo negli ultimi anni il Blues è tornato a farsi strada così prepotentemente ? Se di motivi ve ne sono esterni alla sua grandezza uno di essi è che gli operatori che lo trattano culturalmente – anche dal punto di vista musicale- hanno ampliato le frontiere e la forbice si è allargata. Oggi si parla di blues per delimitare perimetri che vanno da Bob Dylan a Beck. Fondamentale è stato in questo la rivalutazione di tutta quella musica di origine folclorica ma cresciuta sulla scrittura della canzone in quanto tale che prende il generico nome di roots e che serve proprio ad ampliare gli orizzonti di generi più sottili.
È su questi presupposti che nasce il lavoro, sempre in salita ma ogni volta un pò più raffinato, del chitarrista e autore svizzero Hank Shizzoe, un vero appassionato di musiche di radice ma anche di confine (e non potrebbe essere altro venendo dalla vicina Svizzera). Anche se non sarà semplice declinare le mucche svizzere e il rigore con il country blues elettrificato dalla sonorità satura e ben scritto di Hank, Shizzoe è uno degli autori più personali della ultima generazione. Se ne è accorto Detlev Hoegen deus ex machina della Crosscut records di Brema, un discografico celebre per il suo rigore, il buon gusto e per saper guardare oltre, il quale, fra dischi rari, ristampe oscure e novità improbabili, ha messo già da un pò sotto contratto Hank in chiara controtendenza con ciò che chiunque si sarebbe atteso da lui. I risultati parlano però chiari e sono inconfutabili come nell’ultimo doppio cd “In Concert“ (Crosscut/IRD) in cui l’artista svizzero e i suoi Loose Gravel chiedono una mano al texano Sonny Landreth in un album che piacerà a chi si brigherà di ricercarlo come si faceva una volta per i dischi che si dovevano avere a tutti i costi.
Shizzoe, la cui voce e le cui scansioni ritmiche ricordano il miglior Knopfler, scrive come un Dylan europeo e quando Landreth e lui accendono i tremoli e alzano il volume dei loro amplificatori fender super reverb per far sentire il calore delle vecchie valvole, non c’è lettore digitale che regga.
Qui a Il Popolo del Blues siamo espressamente di parte e non ci vergogniamo a dire a tutti che la Crosscut merita molto di più e Hank una appropriata tournee italiana. Ascoltatevi intanto questo album. Darà forse a qualcuno la speranza di vedere e sentire l’America meno lontana e convincerà altri che si può scrivere belle canzoni in stile roots blues anche in una azienda di cioccolato fondente!

Ernesto de Pascale

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