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Brendan Benson
Montreux Jazz Festival, 8/07/2003

Chi è Brendan Benson? Forse il Jonathan Richman del 2000 con le sue canzoni frat rock che qui a Montreux ha suonato insieme al tastierista Rick Plum? O solo un emulo dell'Elvis Costello di “Watching the detectives”? O, ancora, un Bugo che non ci prende per il culo? O solo l'ultimo arrivato in una serie di cantautori post liceo che parlano ai nerds della loro università?
È difficile dirlo al termine del set di questa sera. Tant'è che ad invitarlo nel proprio salotto ognuno farebbe un figurone se solo si prendesse la briga di tradurre i suoi testi e sottolinearne la sobria ironia caustica ma apparentemente innocua.

Con Benson, che al festival apriva per Beth Orton e i Flaming Lips ed ha suonato gran parte del suo album "La palco”, la buona notizia è che la grande tradizione del pure pop for now people è pienamente rispettata. Piacerà ai seguaci delle jam band, ai ragazzi che dalla radio cercano qualcosa di diverso, ma dovrà solamente fare mente locale sul suo futuro (non) imminente.
Un domani queste piccole canzoni potrebbero non bastare più perché qualcuno le suonava già prima di lui e avrà bisogno di dar meno per scontato che tutti capiscano ed accettino. Per il momento la strada è lunga e la via dell'accettazione ben segnata ma il cui percorso è più volte da ripetere.

Alla fine dei 45 minuti la sensazione alla Miles Davis Hall era simile un po' dovunque; quella di aver visto in azione un giovane di talento che deve solo prendersi al più presto sul serio, molto più sul serio di quanto faccia oggi.


Ernesto de Pascale

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