The Who are back in action with more profits than losses
Dal nuovo disco di The Who aspettatevi esattamente ciò che avreste sempre voluto sentire da Townshend a Daltrey. Già nel 2004 quando avevano aggiunto al bel box di singoli le nuove “A real good looking guy” e “Old red wine” fu fin da subito chiaro che i due non avrebbero cercato di nascondersi dietro di scheletri di Keith Moon e John Entwhistle.
Questo è tutto ciò che è giusto chiedere ai due, d’altronde uno principale compositore e l’altro voce ed immagine della storica formazione nata nel 1965.
E visto che è pressoché impossibile nella storia di una famiglia e The Who da sempre è una famiglia, non resta che gioire davanti all’idea che i due abbiano ancora qualcosa da dire insieme.
Dopo che Townshend e Daltry se ne sono andati in tempi non sospetti a lavare i propri panni sporchi nel canale della Manica con i primi Mod, poi in quelli fluviali dell’Oxfordshire all’epoca di “Quadrophenia”, quindi in qualche paradiso fiscale negli ottanta e, in perfetto stile con i loro trascorsi, chiusi in una stanza d’albergo di Las Vegas a parlare per otto ore davanti al corpo ormai freddo di John, parrebbe elementaristico e infantile fare valutazioni del tipo “mi piace”, “non mi piace”, “The Who non sono più” e altre amenità da piccoli fans.
La storia del mondo e della vita, quindi anche del rock, chiede ai suoi seguaci – sin dai tempi dei primi celebri decessi, cioè ben prima di Jimi, Janis e Jim – di essere ripensata in tempo reale in base a presenze ed assenze.
The Who, finalmente in tempo reale, chiudono la loro parentesi, durata quasi venticinque anni, durante cui hanno giocato ad essere la migliore cover band di se stessi e si ricordano di essere un gruppo, per di più in grado di vivere sulla penna felice di Pete Townshend e sulla autorevolezza espressiva di Roger Daltry.
Un gruppo, ancora un gruppo, nel vero senso della parola dove si pensa insieme, si sia in due, in tre o in quattro.
Fa perciò fede il titolo di uno dei brani del nuovo, ottimo, “Wire & Glass”, ancora una mini opera: “We got a hit”.
Sulle ali di una simile determinazione siamo certi che The Who daranno filo da torcere a molti dei nuovi nel nome di un grande, antico, insegnamento: mai dire mai.
Ernesto de Pascale