Paul Weller
Auditorium, Roma 22 luglio 2006
A night with Cappuccino Kid.
The infinite moods of the Changingman
Paul Weller e la sua Band si sono esibiti sabato 22 luglio alla Cavea dell'Auditorium Parco della Musica in Roma.
La band, formata da Damn Minchella (Basso), Steve Craddock (chitarra), il fido Steve White alla batteria e dallo stesso Weller alla chitarra e voce, ha sin dall'inizio regalato al pubblico un bel suono compatto e graffiante come non se ne sentivano da tempo. La scaletta, come prevedibile, ha spaziato dall'epoca Jam a quella Style Council, senza tralasciare le cose prodotte dal solo Weller nell'ultimo decennio.
Su tutte hanno svettato una bellissima versione di "Wishing on a Star", cover di un successo dei Rose Royce gi‡ proposta nel bel cd "Studio 150" del 2004, una ispirata "Up on Suze's room" tratta dal suo "Heavy Soul", l'energica "C'mon/Let's go" e la sognante "You do something to me", tratta dal suo "Stanley Road" che segnÚ la nuova, ennesima fase creativa dello Stanislao Mowlinsky del brit rock. Molteplici sono state infatti le ripartenze e le influenze che hanno caratterizzato la carriera di questo vivace 48enne che si agita sul palco come un gatto selvatico pronto a graffiare.
Ma non ci dispiace, anzi:ha saputo rilanciare il mod estraendolo sapientemente dalla energia del punk, ha dato lezioni di stile ed eleganza nei pacchiani anni 80, nei 90 ha cambiato di nuovo pelle dimostrando che il cosiddetto brit pop alla Oasis non aveva assolutamente inventato nulla ed oggi si ripropone a noi senza fronzoli, con una chitarra, una voce in gran forma, 3 amici affiatati e tanta voglia di suonare e suonare ancora attingendo a quella sua esclusiva capacit‡ di non dimenticare mai di essere un dannato lord inglese che ha metabolizzato benissimo la lezione della Motown.
"I'm the changingman - built on shifting sands" cosÏ cantava il buon Weller nella sua "Changingman" che apriva "Stanley Road"e cosÏ canta ancora con maggiore energia rispetto al passato quasi a volerci avvisare di non affezionarci troppo a questa altra fase della sua carriera: basterebbe un'ondata e la sabbia cambierebbe di nuovo forma, colore ed aspetto.
Tuttavia le canzoni, quelle del passato cosÏ come quelle del presente, restano e sanno ancora farci sognare in questa afosa serata romana. Lo show si chiude con "A town called Malice", classico del repertorio Jam, ed il pubblico Ë in visibilio con enorme soddisfazione dello stesso Paul Weller.
Show micidiale, novanta minuti senza alcuna pausa fatta eccezione per un tiro da una sigaretta ed un cicchetto tra un brano e l'altro!
Ottimo show, Cappuccino Kid!
Giovanni de Liguori
foto Giovanni de Liguori