La strana coppia nel posto dei gladiatori
Billy Joel - Brian Adams
Roma, piazza del Colosseo 31/7/2006
La quarta edizione del Telecomcerto nel più fotografato luogo al mondo vede come protagonisti due personaggi che, perlomeno musicalmente,più distanti non potrebbero essere: Billy Joel, autore e performer pazzesco con svariate decine di milioni di dischi venduti, accompagnato da Brian Adams che di dischi ne ha venduti magari di più. Struttura classica,da cui si capisce chi è la spalla e chi il protagonista: i primi cinquanta minuti al canadese trapiantato a Londra (Chelsea,ovviamente) e le restanti due ore quasi,a parte un pezzo finale in coppia,appannaggio di mister Piano Man nato ad Hicksville (Long Island, NY) ma legato all'Italia da una antica passione che pervade la sua performance conclusasi con "Scenes from an Italian restaurant". Adams è un campione del rock mainstream,quello che va forte per radio e non delude mai nessuno,Joel è un campione del pop d'autore,venato di jazz, di rock e di club music. Come trovare un punto d'incontro? Musicalmente non c'è stato (era impossibile) ma il luogo così importante e la poliedricità artistica dei due (Joel scrive anche libri per bambini, Adams è anche un affermato fotografo) hanno creato una serata veramente bella. Volendo essere cattivi,ma non lo siamo vero? potremmo dire che è il ritratto di due artisti che tutto hanno dato, e avuto, dalla musica. La serata smentirà quelli che pensano male.
Inizia Brian Adams con una mitragliata di grandi successi come "Summer of '69","Heat of the night", "Hearts of fire" e tante altre che fanno leccare i baffi ai numerosissimi fans del canadese. Il suo set è energetico e preciso, senza perdite di tempo e con una scaletta perfetta (verrebbe da dire che le canzoni son tutte uguali...) ma soprattutto con una resa sonora che è tipica di una band più che collaudata. Suonano insieme praticamente da sempre, il bandleader come all'inizio veste in t shirt e jeans e il tempo pare essersi fermato,a parte la rottura col coautore storico Jim Vallance. Eppure funziona. Devo dire che istintivamente preferisco Mr.Piano Man però la band che lo precede è veramente forte: se volete agitare il culo e amate il rock qui c'è quello che fa per voi.
Billy Joel è anche lui un vero professionista, aiutato dall'educazione musicale classica ha sviluppato una sensibilità rara per i suoni e questo lo ha portato tra il 1974, quando uscì "Turnstiles", e il 1982, "The nylon curtain", a scrivere dei veri e propri capolavori che erano stati preceduti dalla bellissima "The Entertainer". La serata che Billy ha diviso con noi è proprio un percorso tra i suoi classici che in Italia non proponeva da tanto. Si inizia con "Angry young man" e lui è davvero arrabbiato perchè il piano non si sente ma sono attimi. Il sound è perfetto,Billy pure e il gruppo (chitarra solista,basso,batteria,tastiere,fiati e percussioni) non sbaglia una nota. poi "My life" e "Just the way you are" rispettivamente dagli album "The Stranger" e "52nd Street" che saranno,insieme a "Glass houses" e "The nylon curtain" (tutti prodotti da Phil Ramone) protagonisti della scaletta. Si torna agli inizi di carriera con "The Entertainer" da "Piano man" e poi uno dei suoi grandi hit,"Honesty" seguita da "Zanzibar" un bel pezzo funk dalle venature jazz (nell'originale il solo di tromba è di Freddie Hubbard). Joel è conosciuto anche perchè una sua canzone,"This is the time", è sigla di una lunghissima soap opera e ovviamente ci tocca, come avverrà più tardi con una gustosa citazione di “Zooma zooma” grande successo di Louis Prima,icona italica in U.S.A.
Sta andando tutto bene, lui è in forma nonostante i tanti problemi che ha avuto negli ultimi anni,non ultimo un calo di creatività che dopo l'album del '93 "River of dreams" egli stesso riconobbe. Da quel momento ha scritto solo musica strumentale per piano e registrato un doppio dal vivo a testimonianza del record di dodici serate di seguito sold out al Madison Square Garden nell'aprile di quest'anno.
Ero veramente curioso di vedere all'opera questo artista che ha caratterizzato un lungo periodo che possiamo definire il crepuscolo delle grandi major discografiche,poco dopo tutto sarebbe mutato,sarebbero arrivati il punk,la new wave,le etichette indipendenti e addirittura la no wave di base proprio a New York e chiaramente in città non si parlava d'altro. Billy allora avrebbe inciso "Glass houses" (1980) un album più ruvido del solito. Comunque ora è il momento di una delle sue canzoni più liriche ed evocative: "New York state of mind" del 1976. Billy la cantò il 12 settembre 2001 per iniziare il concerto che una città profondamente ferita come New York dedicava alle vittime innocenti delle Twin Towers. Tutti vogliono andarsene dalla città ma invece il protagonista della canzone a bordo di un greyhound della Hudson river Line non vede l'ora di arrivare in vista della periferia prima e dello skyline di Manhattan poi.
Il concerto prosegue con "Don't ask me why" e "Allentown" dedicata alla crisi della siderurgia nel midwest degli Stati Uniti, poi "Movin'Out",una citazione di "Stand by Me" con cui avrebbe voluto coinvolgere il pubblico che però aveva scarsa dimestichezza col testo e si va avanti fino ad "Uptown girl" dedicata ad uno dei grandi amori della sua vita e madre di sua figlia,la ragazza dei quartieri alti Christie Brinkley che si sposa uno che abita downtown (anche se poi Joel viene dalla media borghesia della grande mela e non era certo povero). Ancora: "In the middle of the night" e "We did'nt start the fire" che ci accompagnano verso un finale notevole costituito da "It's still rock 'n roll to me" che Joel dedicava ironicamente ai nuovi suoni di moda all'inizio degli anni ottanta. Le ultime due canzoni, prima del duetto con Brian Adams,sono "Only the good die young" e la bellissima "Scenes from an Italian restaurant" che testimonia ancor di più la passione che Billy Joel ha sempre avuto per il nostro paese.
Un'ultima riflessione: voci non confermate danno come protagonisti del concerto del 2007 due grandi stars italiane. A parer mio non è proprio il caso, il Colosseo è un posto da turisti...
Alessandro Mannozzi