Carlos Santana
Lucca 14.07/2006
Carlos Santana mostra la sua doppia faccia e una doppia attitudine. Così è possibile riassumere, in poche parole, la proposta dal vivo portata in tour europeo dal chitarrista di Mission street, San Francisco in questa estate 2006. Da una parte c’è il grande successo di “Supernatural”, “All that I am“ con i singoli e i video, la svolta cubana e centroamericana più decisa e marcata con un occhio verso MTV latina che tanto ha contribuito al nuovo successo di carlos e delle sue canzoni. Dall’altra parte c’è il rock blues saturo e gonfio di colori, sapori ed accenti sudamericani e centroamericani che crearono il mix perfetto che conosciamo sin dal 1969.
Dal vivo Santana e il suo gruppo saltano, per nostra e loro fortuna, il territorio ibrido che in altre occasioni e tour avevano attraversato restandoci dentro impantanati fino al ginocchio. La miscela perfetta per un pubblico giovane che vuole ballare i successi e per quello a adulto che vuole ascoltare i brani storici del gruppo non è mai facile metterla in atto e sera dopo sera le cose possono cambiare, Sanata ha però adesso sperimentato diverse formule e propone il miglior concerto della band degli ultimi dieci anni.
L’inserimento dello straordinario batterista di colore Dennis Chambers (già con John Mc Laughlin, Steely Dan, David Sanborn, Joey di Francesco e mille altri), un solidissimo musicista che suona lo swing e il groove con la grazia di un bombardiere, ha reso tutto l’impianto ritmico ancora più scintillante e il batterista ascolta con attenzione tutti gli accenti non solo dei percussionisti ma soprattutto di Santana e di Chester Thompson, oramai storico, tastierista della band dai tardi anni settanta epoca in cui venne letteralmente “estorto” ai Tower of Power.
Non è un caso che il momento più interessante dello spettacolo quello che lascia gli adulti soddisfatti e i i giovani a bocca aperta è quando la Santana band resta sul palco (praticamente) in quartetto e si lancia in una fusion modernissima e assa(n)tanata mentre non di meno una intera sezione cubana è risolta con potenza ed eleganza dal trombonista del gruppo.
In una estate che ha visto Santana impegnato in tre produzioni originali sul palco del Montreux jazz festival fra il 9 e il 13 luglio (una dedicata ai tamburi del mondo, una al blues intitolata “My Blues is deep” con Taj Mahal a fare la parte del leone come vocalist della band e una terza insieme ai Tower of Power, il primo gruppo di Thompson guarda caso!) il concerto di Lucca del 14 poteva essere una rilassante passeggiata.
Lo spettacolo di Piazza napoleone si è risolto invece come un vero concerto della formazione che fa sempre base a San Francisco e si sente, oltretutto impreziosito dalla presenza sul palco di Susan Tedeschi già opening act della serata. La giovane signora moglie di Derek Trucks (sulle stesso palco sete giorni prima con Clapton) non si è lasciata intimorire dall’atmosfera più simile a quella di un sambodromo che a quella di un concerto rock e ha tirato fuori una serie di assoli graffianti e intensi. Santana sorrideva felice già innamorato della bella bostiana al punto di dichiararsi apertamente sul palco ma con classe ed eleganza…. rivivendo i suoi esordi blues e l’atmosfera già caldissima si è fata infuocata con groove pesantissimi very seventies impreziositi dal nerissimo Red Holloway al sax (non sentivamo parlare di lui dai primi anni settanta), membro oggi della band di Susan.
Ci è venuto da pensare che Santana terminerà questo giro europeo con qualche cosa in più: Carlos sta sperimentando è evidente e qualcosa è nell’aria. Aspettiamoci un nuovo disco. Una intera generazione attende il tanto sbandierato disco blues che Carlos ha più volte promesso. Forse questo potrebbe essere il momento giusto.
I concerti visti leggetevi la recensione del set degli africani Tinarewin con Santana alla chitarra dal Montreux Jazz festival fanno sperare strade ed aperture interessantissime. Potrebbe essere quel percorso parallelo che permetta al chitarrista, senza perdere i nuovi ascoltatori ed acquirenti, di tornare ad essere il vero ambasciatore della Woodstock Generation.
Ernesto De Pascale