Chick Corea Plays Mozart with Bavarian Chamber Orchestra
Leuciana Festival, Teatro dei Serici, Real Belvedere di San Leucio (Caserta), 13 Luglio 2005
Armando Corea, al secolo Chick Corea, ha un legame profondissimo con l'Italia e in particolare con il Sud, vuoi per le sue origini calabresi, vuoi per quella targa Tenco conquistata nel 1993 frutto di una riuscita collaborazione con Pino Daniele per il brano Sicily. La possibilità poi di poter suonare al Sud, e in una cornice così suggestiva come il Real Belvedere di San Leucio, ha fatto in modo che il concerto di Chick Corea con la Bavarian Chamber Orchestra, fosse un evento anche per lui. E' per questo forse che è salito sul palco con una macchina fotografica digitale e prima di suonare, mentre i musicisti prendevano posto, ha colto l'occasione di fare un po' di scatti al suo pubblico, foltissimo per altro, che attendeva di vedere questo particolarissimo concerto. Le premesse per rendere questa serata un vero evento, dunque c'erano tutte, sopratutto perchè i più erano completamente all'oscuro di come Chick Corea avrebbe approcciato al corpus mozartiano. Sul palco al suo fianco ben ventiquattro musicisti tra componenti della Bavarian Chamber Orchestra e eccellenti jazzman come Marcus Gilmore alla batteria, Hans Glawischnig al contrabbasso e Tim Garland ai fiati. La prima parte del concerto "In The Spirit Of Mozart" è stata completamente dedicata al repertorio mozartiano, con Chick Corea che ha guidato magnificamente l'Orchestra reinventando i brani con tocchi di classe sopraffina, aggiungendo colori nuovi ai classici e dando luce a perle più oscure e meno note con verve e genio creativo. Ciò che ha impressionato è stata l'ottima amalgama dei suoni tra il classico dell'orchestra e il jazz di Corea e dei suoi musicisti, insieme hanno dato vita ad un esperienza musicale esaltante, in cui a farla da padrone è stato l'elettismo del jazzista di Chelsea. Diversa dal punto concettuale è stata poi la seconda parte in cui Corea ha eseguito la Suite dedicata ai sei continenti e sia lui sia i suoi musicisti hanno avuto modo di improvvisare di più e di uscire dagli schemi mettendo in luce sopratutto un geniale interplay fra orchestra e quartetto jazz. Ottima in fine è stata la scelta di proporre un lungo medley che ha visto Antartide incrociarsi con la sonata numero 28 di Morzart in un incontro tra generi inaspettato ma dall'impatto emotivo altissimo.