. Eric Clapton

Eric Clapton
7 Luglio 2006, Piazza Napoleone Lucca
8 Luglio 2006, Arena S. Giuliana Perugia

Following the King: two days, two cities and two concerts of Eric "Slowhand" Clapton.



Due serate all'insegna del blues.

Prepararsi ad un concerto di Eric Clapton può significare tante cose. Clapton è indiscutibilmente una delle poche icone viventi che ben rappresenta oltre trenta anni di musica rock e blues. Si resta quasi inebetiti al pensare a quante epoche, quante cose, quante avventure, si sono susseguite nella storia del rock sotto la firma di Eric Clapton.
Prepararsi ad un concerto di Eric Clapton può tuttavia significare anche non sapere a cosa si va incontro di preciso:tutti sappiamo infatti che, a dispetto della gigantesca bravura del Nostro, la sua produzione discografica ha sovente vissuto episodi a dir poco imbarazzanti.

Questa è la cronaca di due serate passate ascoltando Mr. Slowhand: la prima serata nella cornice di Piazza Napoleone in Lucca, in apertura del Summer Festival 2006 e la seconda serata in Perugia presso l'Arena S. Giuliana, spazio dedicato ai main events di Umbria Jazz 2006.
I concerti vengono aperti dalla Robert Cray Band, ormai affermato chitarrista blues dalla voce soul, sempre in bilico tra il voler essere un bluesman ed il voler diventare un vero e proprio soulman. Troppo dolce per essere blues e troppo amaro per poter essere soul. Quello che ne viene fuori, dopo tanti anni di carriera, è un grande storyteller, un ottimo chitarrista che sa cantare e sa scrivere testi.

Esempio di questa carriera sulla borderline tra blues e soul sono i suoi successi che vengono puntualmente proposti sia alla audience toscana che a quella umbra: canzoni come "Phone boot" e "Strong Persuader" sono magistralmente eseguite, la sua chitarra è puntualissima e la band è precisa come un orologio. Ma non basta. Il blues è sangue, sudore e lacrime e ciò che viene fuori da Robert Cray ha sempre un retrogusto troppo zuccheroso per poter essere definito pienamente blues.
Dopo mezz'ora di canzoni, Cray lascia il palco che viene ben presto occupato dalla band di Eric Clapton.
La band è formata da due giovani guitar hero, Doyle Bramhall II e Derek Trucks, la batteria di Steve Jordan, Chris Stainton e Tim Carmon alle tastiere e Willie Weeks al basso. Il tutto condito da una buona sezione fiati ed i cori.

Quello che appare immediatamente è un Clapton che si diverte, che si è circondato di giovani musicisti quasi a volersi autopungolare alla ricerca di stimoli nuovi, di nuove emozioni. E lo stimolo principale è proprio lì. alla sua destra, con una Gibson diavoletto che più rossa non si può. Quel ragazzo biondo, di 26 anni, che sembra intimidirsi al suono della sua stessa chitarra, si chiama Dereck Truks, ha una sua band che ha sfornato uno dei cd più interessanti degli ultimi anni (The Derek Trucks Band), suona nella Allman Brothers Band del cui batterista (Butch Trucks) è il nipote.


Clapton non poteva chiedere di meglio per divertirsi ancora. Lo si intuisce sin dalla prima canzone, quella "Pretending" che anche se non appartiene al suo repertorio più nobile, fa comunque capire bene che siamo di fronte ad una band che ha un buon tiro, un sound corposo. Tuttavia è sempre lui, Mr. Slowhand, ad avere la meglio. Le sue dita scivolano sulla tastiera della chitarra come sul velluto tirando fuori quel suono unico, marchio di fabbrica di una leggenda che dura ormai da oltre trent'anni. Finalmente passati gli impomatati anni 80 fatti di abiti di Versace, improponibili look da dandy del blues ed ancora più improponibili produzioni discografiche, quello che è salito sul palco di Lucca e poi di Perugia è un signore che da qualche anno celebra il ritrovamento di una pace interiore, di una quiete, che deve il suo motivo soprattutto grazie all'ennesimo incontro con il blues più sincero.

Le canzoni scivolano via lungo una setlist che alterna sapientemente brani del suo ultimo cd ("So Tired", "Back Home") a classici del blues come "Little Queen of Spades" ed a perle del suo repertorio come "After Midnight", "Wonderful Tonight" e l'immancabile "Cocaine".
Robert Cray sale sul palco per celebrare con il Nostro la bellissima "Old Love" ed è la volta di un piccolo momento unplugged che vede il suo apice nel classico "Nobody knows when you're down and out" ed in una toccante "Running on Faith". La bellissima "Little Queen of Spades" di Robert Jonhnson incarna il momento più blues di tutto il concerto e, più a Perugia che a Lucca, Clapton mette in riga tutti i chitarristi sul palco dimostrando a tutti di esserci e di volerci restare ancora a lungo.


I classici si avvicendano in una scaletta costruita ad arte per portare il pubblico in estasi ed è la volta di "Layla". Già. Proprio Layla. E proprio al fianco di un astro nascente della chitarra che si chiama Derek, che suona con gli Allmans, che suona la gibson, che ha uno zio che si chiama Butch Trucks ed altri zii adottivi che si chiamano Jaimoe, Dickey e Gregg. Che cosa strana.....semmai dovesse esistere un regno ultraterreno, sono sicuro che da qualche parte ci sarebbe un tizio che si chiama Duane il quale osserva la scena compiaciuto, strafatto e sorridente.Magie del rock.

Unica nota negativa delle due serate è la perfetta identità delle due setlist che non lasciano quindi spazio ad alcuna sorpresa, benchè la scaletta abbia avuto alcune modifiche nel corso del tour europeo (sono infatti mancate "Anyday" e "I shot the Sheriff"). Ma ce ne fossero di concerti identici di questo tipo, ce ne fossero di emozioni identiche di tale portata!
Il finale, nel suo previsto bis, ci regala una "Crossroads" a 4 chitarre ed ancora una volta Eric Clapton mette in fila 3 generazioni di chitarristi nella esecuzione di questo classico, di questo ennesimo omaggio a Robert Johnson quasi a dimostrazione che tutto è nato lì, in quel famigerato crocicchio, da dove tutto ha avuto origine: dalla prima delle note all'ultima delle emozioni. Dove tutti noi abbiamo venduto l'anima per quella bellissima, irrefrenabile, magica, maledetta passione che si chiama blues.

Giovanni de Liguori

foto Giovanni de Liguori

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