. Soul Diva LaVette à Festilac 2006

Soul Diva LaVette à Festilac 2006
Collex - Geneva


De loin, on pourrait croire qu’il s’agisse d’une manifestation équestre à cause des grands chapiteaux rouge et blanc, collés comme un timbre sur la campagne genevoise. Une fois n’est pas coutume, la ville internationale semble abandonner son look hétéroclite pour retrouver ses origines populaires dans ce village, Collex-Bossy, siège d’un festival pas comme les autres, consacré à l’exercice musicale le plus noble, le chant. A sa cinquième édition, le festival - dénommé Festilac - cette année a vécu quatre jours intenses, traversés par un programme fait par satisfaire nombreuses tendances dans le domaine de la voix humaine: chacun/e y a trouvé son compte. Par ailleurs, il faut noter que telles manifestations, surtout de cette taille, sont assez rares et les organisateurs de Festilac ont eu le mérite de croire en une formule inusuelle à l’intérieur d’une région où, par belle saison, les festivals plein-air ont cadence hebdomadaire. Parmi les nombreux artistes, une de dernières divas de la Soul: Betty LaVette.

Mercoledì 21 giugno, Festilac è cominciato con una serata dedicata agl’anni ottanta, tanto vicini ma ormai così diversi da sembrare parte d’una altra epoca, con Jimmy Somerville, cantante inglese blue-eye-soul e Bananarama, un mito musical-erotico della gioventù di quegl’anni, tre bionde alte e belle, adesso sono rimaste in due, che cantavano pezzi dannatamente accattivanti. Giovedì sera è il momento della musica etnica – quest’anno la musica ebrea – con Daniel Levi e Shirel, che hanno offerto uno spettacolo altamente emotivo che ha messo in risalto, una volta di più, come il destino delle musiche etniche sia quello di contaminarsi tra loro per sopravvivere e prosperare. Il culmine della serata di venerdì era un quintetto americano che ha cominciato a cantare nelle strade di New York agl’inizio degl’anni 90 – Rockapella – una valanga di buonumore dove non si può fare a meno di battere il tempo, preceduti da una cantante indonesiana – Aunggun – la cui bellezza tende a oscurarne le capacità artistiche. Sabato 24 giugno, prima di Vocal Tempo – un gruppo cubano di salsa acapella e Daniela Mercury - star brasiliana della samba, della bossa-nova e della saudade – arriva l’obiettivo del POPOLODELBLUES – la sessantenne Betty LaVette, una delle ultime grandi dive del Soul e probabilmente, discograficamente parlando, la meno fortunata perché malgrado numerosi hits nelle classifiche americane, solo nel 1982 ha inciso il suo primo album e, meglio tardi che mai, nel 2004 ha vinto l’ambito W.C. Handy Blues Award per il miglior Comeback Album con “A Woman Like Me” mentre la rivista Living Blues le attribuiva il titolo di Best Female Blues Artist nello stesso anno. Insomma, ogni tanto il tempo è gentiluomo e quando le cose cominciano a girare per il verso giusto, bisogna cavalcare l’onda.



Nel 2005, ecco il botto con “I Got My Own Hell to Raise” per l’etichetta Anti di John Henry, prodotto da Andy Kaulkin, mastermind di “Wish I Was in Heaven Sittin’ Down”, il disco che riportò in auge il compianto R.L. Burnside. I Got My Own Hell to Raise ha una particolarità: tutti i pezzi sono stati scritti da donne, un’idea di Kaulkin che all’inizio aveva sconcertato LaVette la quale temeva una sovrabbondanza di canzoni lamentose! E invece il disco, nonostante il melange di stili, sta indosso a Betti LaVette come l’abito bianco quasi manageriale col quale si presenta al Festilac, mettendone in risalto le grandi capacità interpretative strenuamente Soul. Già vista a Piazza Blues nel 2002 in un ottimo concerto, LaVette è qui accompagnata da un quartetto, Alan Hill alle tastiere, Bill Farris alla chitarra, Patrick Prouty al Basso, e Darryl Pierce alla batteria, forse il migliore, che s’illustra bene sui pezzi contenuti in I Got My Own Hell to Raise, specialmente su canzoni comunque straordinarie come Joy di Lucinda Williams o How am I different di Aimée Mann, mentre sul resto del repertorio classicamente Soul si sente la mancanza di un gruppo di fiati. Tant’è; come solo i grandi sanno fare, Betti LaVette finisce la sua esibizione cantando in solitudine, seduta su un’asciugamano bianco, mentre il pubblico si spella le mani. Gl’amanti dei gruppi vocali e del bel canto vorranno certamente mettere Festilac (www.festilac.com) nel loro carnet di concerti, visto tra l’altro che questo genere di festivals non abbonda. Il contorno paesaggistico di notevole bellezza e un’organizzazione assai efficente permettono di godersi ancor meglio lo spettacolo.

Luca LUPOLI

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