Jackson Browne & David Lindley
Teatro di Ostia Antica 1.08.06
Concerto per pochi temerari coraggiosi che si sono spinti fino alle rovine di Ostia Antica e sono stati ripagati con l'intensità di sempre da Jackson Browne, il poeta del cantautorato californiano, in Italia per un breve tour a 18 mesi di distanza dal precedente, accompagnato per l'occasione dal suo braccio destro e mentore di sempre, l'eclettico David Lindley.
L'occasione era ghiotta: riascoltare in un setting acustico completato dalle rifiniture esotiche e personalissime di Lindley quelle canzoni che hanno fatto la storia della California anni settanta e che hanno forgiato un genere, definendone il punto più alto.
Il luogo e il pubblico, circa seicento paganti che hanno speso cifre oscillanti fra i 40 e gli 80 euro, hanno invitato Jackson e David, aumentati per l'occasione dal mai intrusivo percussionista spagnolo Tino Di Geraldo, a misurarsi sul repertorio più accorato del nostro, ritirando fuori dal cilindro del tempo brani minori come Lady of The Well o poco affrontati dal solo Browne come For everyman o classici dei concerti di una volta come il semitradizionale The Crow and the Cradle.
In quei brani in cui il 57enne artista - che si è presentato con un look molto simile a quello del suo primo disco Satirate before using del 1973 come se il tempo per lui non fosse mai trascorso - si è esibito al piano il ruolo di Lindley è parso in tutta la sua grandezza e originalissima e ferrea logica. Ecco allora Late for the Sky; For a Dancer, The Pretender tutte accoratissime, ben alternate a These days, Live in balance, Call it a loan, Too many angels.
Con Lindley al proprio fianco Browne che da solo è celebre per dilungarsi e buttarla un po' sul divertente riacquisce il suo status nobile di cantore delle emozioni e delle pieghe dell'anima. Non ci si rilassa neanche quando i due affrontano il curioso e originalissmo materiale che David Lindley suonava con i suoi El Rayo X gruppo dei primi ottanta: l'antichissima Mercury blues, già nel repertorio degli straordinari Kaleidoscope la seminale band di David dei sessanta mai troppo incensata assumono con Browne un significato speciale che Jackson sottolinea con una battuta durissima: "restituiamo la California al Messico" dice aprendo una voragine sul presente e sulle immigrazioni clandestine mai fermate. Ben Harper viene ingoiato in un solo boccone con un altro brano dal repertorio di El Rayo X e così anche i conti di David e delle sue chitarre sono a posto, in un attimo.
Nel corso della serata poche sono state le parole di impegno umano e sociale ma Browne ha mostrato chiaramente di essere sempre un cantautore alla ricerca delle grandi reason why della vita. La trilogia del ritorno al mare (rock me on the water, For everyman, before the deluge) resta uno dei momenti topici della storia musicale del nostro soprattutto se si pensa a che il cantautore la concluse appena 26enne!.
E quando per bis Browne, Lindley e Di Geraldo intonano Before the Deluge l'atmosfera si fa un po' da day after. Sembriamo tutti uno sparuto gruppo di sopravvissuti dalle macerie del quotidiano stretti intorno a Browne e intoniamo in un sommesso coro (che ben si declina con i luoghi dove ci troviamo) la frase centrale della canzone, quella frase che non dovremme dimenticare mai, in nessun momento della ostra vita.
Let the music keeps our spirit high.
Poi tutti a casa felici e consapevoli di aver incontrato un Jackson Browne e un David Lindley in pieno controllo della loro arte e desiderosi di dare al pubblico le cose importanti che le canzoni posso portare con se. Con buona pace di tutti quelli che erano venuti per ascoltare stay/just a little bit longer.
Non era serata. Ma basta aprire il giornale per capire che non sarà serata neanche stasera, ovunque loro siano.
Ernesto de Pascale
foto di Giovanni de Liguori