. Mimmo Locasciuli - Sglobal
Mimmo Locasciulli - Sglobal
(Hobo/Egea)
www.mimmolocasciulli.com

Italian trobadour at his 16th album, perfect example of a high quality original italian singer/songwriter

Ha scelto la strada più difficile e coraggiosa Mimmo Locasciulli per il suo sedicesimo album, “Sglobal”. Grande autore che troverebbe altrove, dovunque, un rispetto e un ruolo prominente, almeno in una qualsiasi società in cui si rispetti l’operato di un artista, soprattutto se con alle spalle una esperienza trentennale, Mimmo Locasciulli è snobbato solo perché, parere personale di chi scrive, è un artista di talento e dotato di grande classe e capacità di variegare la sua scrittura.
Il nuovo album ne è un chiaro esempio: Locasciulli apre il cd con una canzone che vorrebbe aver scritto volentieri Vinicio Capossela, “ Correre, baby”, prosegue con una composizione dal mood schizioide e perverso, “ Perso e ritrovato” e firma una dolcissima ballata, “ Anna di Francia “. Non contento si capovolge a centottanta gradi per la successiva “Sgoblal” scritta con Frankie Hi-Nrg, altra dimostrazione di vitalità, corrosivo brano, sintetico report sulla quotidianità. Più avanti nell’album, poi, in “Aiuto” ricorda De Gregari ma tutti quelli che conoscono a fondo la musica italiana sanno che le somiglianze sono solo il frutto dello stesso seme artistico.
Diciamoci la verità: tutto ciò è troppo per l’italiano medio,…ma solo per lui. Altrove sarebbe la normalità ascoltare un bel disco a cui partecipano talenti internazionali come il contrabbassista Greg Cohen ( co produttore del cd), il chitarrista Marc Ribot che con la sua chitarra conferisce un tono di precarietà molto simile al nostro vivere di tutti giorni, il sassofonista Stefano di Batista, Alex Britti in veste di straordinario chitarrista e poi ancora vecchi capisaldi della musica americana a Roma come il trombettista Mike Applebaum.
Mimmo Locasciuli sa bene tutto ciò, conosce perfettamente la sua storia e vive bene con la sua grande musicalità. “Sglobal” ci pare soprattutto un disco realizzato per una vera urgenza espressiva e non per occupare un posto a tavola, a un banchetto – quello della discografia – dove oramai ahimè ci si ciba solo di briciole. Il dottore romano però, ricordiamolo, ha sempre fato la sua strada da tempi assolutamente non sospetti e si è sempre cibato delle proprie suggestioni, sempre ben cercate, sempre dosate e attente.
In questo “Sglobal” Locasciulli dà dimostrazione di continuare ad essere ancora con la guardia alta, attento a ciò che accade intorno e con le orecchie bene aperte, come nel caso della azzeccata ed inattesa versione italiana di “1904”, scritta da Bune Huber, leader della band elvetica Patent Ochsner, che in italiano diventa una pregnante riflessione sulle onde lunghissime che il fascismo ha lasciato presso le nuove generazioni.
Buone notizie quindi in casa Locasciulli, con il figlio Matteo musicista a pieno regime( si alterna fra baso e chitarre) e un parco di più giovani sempre intorno( Stefano Delacroix è co autore di “ Non è stato facile “, una riuscita ballata alla Bruce Hornby).
In un paese dove si restituisce a quanti hanno dato qualcosa di umano ed emotivo, a Mimmo Locasciulli sarebbe già stato da molti anni riconosciuto molto di più di quanto abbia obbiettivamente avuto indietro ( qualcosa ha avuto….). Qui, in Italia, l’artista deve invece solo farsi forte della sua solidità interiore e di un pugno di amici.
“Sglobal” è in definitiva un disco serio, intenso, chiaro segnale di dove si trovi artisticamente Mimmo e dove voglia andare in futuro.
L’ultima canzone, la piccola “Hemingway”, è una straordinaria chiusura.
Non perdetevela e con lui tutto il resto.


Ernesto de Pascale

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