Come On Like The Fast Lane is the new album for new york based band The Silos. This is their third album in their comeback trilogy, which started in 2001 with Laser Beam Next Door, and show the new era of this band after a changeable and unstable period in the second half of the nineties.

Quando Walter Salas-Humara debuttò con The Silos nel 1985, Rolling Stone li etichettò come una sicura promessa della scena indipendente americana. Dopo quasi 21 anni, ci ritroviamo tra le mani un disco di una band passata tra tempeste di ogni tipo, ma ancora, nonostante tutto, sulla barricata del rock ‘n’ roll. Certo qualcosa nella loro carriera non deve aver girato in modo giusto, è probabile che Salas-Humara abbia pagato cara la sua onestà musicale, ma è ancor più probabile che erano un po’ troppo avanti all’epoca su quello che dieci anni dopo il loro debutto si sarebbe chiamato “Americana Sound”. Certo è che comunque Come On Like The Fast Lane, il terzo disco della rinascita in seno alla tedesca Blue Rose Records, è un disco di ottimo roots rock, non certo innovativo sia chiaro, ma che agli appassionati del genere non mancherà di suscitare emozioni. Fondamentale nella genesi di questo disco è stato, senza dubbio l’apporto del bassista/chitarrista Drew Glackin, ma siamo certi che anche Salas-Humara abbia ancora i numeri per fare bene anche in futuro, soprattutto se si presta attenzione ad alcuni brani del disco. E’ il caso di Fall On Your Knees, una ballata rock dai tratti melodici molto incisivi, o dei richiami a Neil Young di Top Of The World, o ancora la conclusiva Never Leaving. Tra i brani meglio riusciti del disco meritano una citazione la title track ma soprattutto la semi-acustica People Are Right, un brano dai toni tex-mex con tanto di chitarra vagamente spanish sullo sfondo. Alla luce di Come On Like The Fast Lane, la trilogia cominciata nel 2001 con Laser Beam Next Door e proseguita con When The Telephone Rings del 2004, appare come un crescendo di qualità e ottimo rock. Chissà che nel prossimo disco Salas-Humara non si riescano a spiccicarsi l’etichetta di Next Big Thing, da tempo immemore sulle loro spalle, per mettere a segno un disco di peso.

Salvatore Esposito