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Lo Stax Museum
Non solo celebrazione ma anche, e ora più che mai, formazione. Questa è la motivazione che spinge avanti, orgoglioso della storia artistica che raccoglie e racconta, lo Stax Museum.
Presieduto da Marc E. Willis, diretto dalla attivissima Susan Green è Carol Drake, education & exhibit archives manager, a parlare della mission del Museo e di una stagione primaverile ed estiva che si annuncia piena di grandi eventi.
Booker T & the MG's
“Ci siamo riuniti - ci dice la Drake - già molto tempo fa con il sindaco di Memphis per preparare un programma che incoraggiasse le nuove generazioni di memphisiani e più in generale di giovani che ogni anno approdano a migliaia per visitare il nostro museo da tutta America alla percezione della musica prodotta dalla Stax come una parte integrante della loro vita, una casa fondata per loro, prima ancora dello loro nascita. Il senso di identità - continua la Drake - dei giovani può essere forgiato naturalmente dalla musica, da quella musica che prodotta sull’onda emotiva della passione ha superato decisamente generazioni e qualsiasi armata di scettici”.
Il Museo affianca infatti oggi altre importanti momenti di aggregazione della vita artistica sociale di Memphis come il prestigioso Blues Award fino alla serata conclusiva del 10 Maggio, una manifestazione annuale di sempre maggior rilievo che si interseca perfettamente con le motivazioni espresse dalla Drake. Una splendida mostra fotografica di Jason Miccolo Johnson “Soul Santcuary, Images of The African Worship Experience” si è appena conclusa con successo e girerà presto l’America accompagnata da una rappresentanza del Museo stesso. Concerti ed eventi di vario livello e genere sono disseminati per la città tutti gli aggiornamenti delle iniziative sono facilmente consultabili presso il sito www.memphissoul50.com .
Passeggiando dentro il museo si viene facilmente a contatto con il concetto espresso dalla manager. La struttura non presenta effetti speciali ma la parca e semplice realtà del retro bottega della Satellite Records di Estelle Haxton e suo fratello Jim Stewart. Una lunga parete con tutte - tutte! - le copertine dei dischi prodotti dalla Stax, inclusi i marchi minori Enterprise, Gospel Truth, è una carrellata sul gusto estetico di una etichetta che preferì sempre la immediata identificabili a qualsiasi forma di cripticità - si pensi alle copertine di Isaac Hayes di “Hot Buttered Soul” o al “Black Moses” dello stesso. Video senza soluzione di continuità, la strumentazione dei primi successi - un vecchio basso fender Precision di proprietà di Donald “Duck” Dunn, la Telecaster di Steve Cropper che tagliava il ritmo in due e un paio di vecchi amplificatori con il volume ancora puntato sul livello della registrazione di “Try a Little Tendernes”, uno, contratti ed anche la gradita testimonianza della profonda amicizia e vicinanza con il Porretta Soul Festival, perfettamente documentata.
Donald “Duck” Dunn
Perché il segreto della Stax, del suo museo ed in fin di conti di ciò che vuole insegnare con le proprie iniziative è quel “...senso di understated che fa ancor più grande un grande performer quindi un uomo e che va comunicato ai giovani che tendono a porsi sempre più frequentemente come fenomeni...“ così dalle parole di Carol Drake. “ Il museo della Stax è una passerella di personalità reali, di uomini che hanno dettato il “dizionario del Soul” tramutandolo in un linguaggio universale, riconoscibile. La nostra finalità è quella di catturare la coscienza delle nuove generazioni e fornire i mezzi per poter far dire loro che il “Dizionario del Soul” che il nostro percorso offre ed insegna resta un linguaggio universale sostenibile, riconoscibile ovunque”.
Ernesto de Pascale
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