Really not the best for Joan Armatrading. She wants to play the blues and,indeed,her voice is great but the songs seem weak in comparison to the gems that she wrote in the eighties and more.
Erano anni che Joan Armatrading voleva incidere questo disco e finalmente lo ha fatto. Diciamo subito che poteva andar meglio ma è storia che l'amore sia sempre un pò contrastato,in questo caso forse l'amore per il blues e per la chitarra blues la ha indotta a realizzare un disco piacevole e che si è certamente divertita a suonare ma le tracce sono deboli e a volte sembra (con le dovute proporzioni) di ascoltare un saggio di scuola ancora un pò acerbo ed entusiasta ma su cui bisogna lavorare ancora.
La chiave per comprendere (e giustificare) il candore di questo album è proprio questa: un disco realizzato per una etichetta non appartenente al circuito delle major,la tedesca Hypertension,immagino con massima libertà creativa ci fa ascoltare una musicista appassionata prima che l'autrice di altissimo livello che abbiamo imparato ad amare grazie a dischi importanti e testi altrettanto. Lei stessa nelle note di copertina lascia capire che il divertimento è stato il motore di un omaggio a ciò che sente come suo,il blues. Allora va bene anche un pezzo come "Deep down" che per quattro minuti si avvita su sé stesso senza trascinare più di tanto e senza neanche troppo testo e vanno bene anche le citazioni a volte un pochino scolastiche oppure l’inutile durata (più di 8’) della conclusiva “Something’s gotta blow”.
Sono convinto però che la sua voce sia sempre dolce e graffiante quando serve,che le ballad siano un territorio in cui Joan Armatrading si sappia orientare ancora molto bene e per questo non riesco a rifiutare del tutto un disco che dopotutto è un omaggio sincero ad una grande esperienza artistica ed umana che ci aiuta a vivere meglio il nostro personalissimo blues.
Alessandro Mannozzi