Chantango – Bestiario D’Amore
(Freecom/Self/Poetica)
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Bestiario d’Amore, il nuovo disco dei Chantango, testimonia una virata del progetto musicale della band, legato, come dice il nome, alla vecchia chanson francese e al tango argentino. Se proprio con un tango tabagista (Vecchio Toscano) si apre l’album, i dieci pezzi successivi si collocano in un’atmosfera differente; tra il recitato teatrale con alcuni accenni melodrammatici e la forma musicale della serenata, con un fil rouge sullo sfondo: l’amore, nelle sue forme più varie e, perché no, insolite.
È l’amore perduto de La Devozione Del Cuore, quello sognato e dolcissimo di Berceuse Pour Angiolina. È un amore disperato, quello che non si rassegna ad una gioventù che sfugge tra le mani (Serenata). È un amore folle, bellissimo nella commovente pazzia di un uomo che si innamora di un inanimato manichino (Il Manichino, già cantato da Gino Paoli). Sono le tante sfumature di un sentimento universale, tanto da risultare banale quando si avvicina alla nostra esperienza (Poema Degli Occhi). Il Bestiario, però, può dirsi completato; nelle sue sfaccettature dimostra che si può ancora parlare di un sentimento così universale, dimostra soprattutto che si può ancora fare poesia. Di proprio pugno o citando Pavese (Il Vino Triste), rivendicando la forza della poesia e della musica ad essa associata, isolandosi, nel proprio ruolo di musicien addirittura clandestino (Sans Papiers) in un’Italia unita solo dai mondiali di calcio, dal proprio appiattimento culturale e da un imperante materialismo.

Matteo Vannacci