Blues as a therapy first for the artist, than for the audience
‘Code Blue’ è il sesto album di Sugar Blue definito il “Jimi Hendrix” dell’armonica. È un disco che nasce dalla frustrazione e dalla rabbia che il musicista ha dovuto vivere e che attraverso la musica è riuscito a esorcizzare. È proprio il contrasto tra i testi ricchi di immagini scure e negative e l’andamento delle canzoni a colpire. Nelle canzoni testi e musica si dividono compiti separati avendo un obbiettivo comune: scuotere dentro e fuori l’ascoltatore, farlo saltare e ballare e indurlo a riflettere. Questo fa ‘Bluesman’, un rock blues vicino a ‘Can’t Get Enough’ dei Bad Company che riesce a comunicare l’amarezza per quello che, più che un genere musicale, è uno stile di vita ed un retaggio culturale che merita più rispetto.
‘Walking Alone’ apre nuovi orizzonti musicali riuscendo a creare un’ideale autostrada tra New York e Parigi, mentre ‘Nola’ è la testimonianza del vuoto che la distruzione di New Orleans ad opera dell’uragano Kathrina: “Kathrina wrought more terror than Osama”. ‘Bad Boys Heaven’ è un blues irriverente e “laicamente” religioso: il paradiso è fatto ad immagine e somiglianza di Chicago, abitato da angeli che assomigliano a Marilyn Monroe e in cui è possibile entrare solo quando San Pietro è ubriaco.
La consapevolezza e il senso costante di impotenza trova in ‘Let It Go’ il suo sfogo catartico: una ballata “circolare” dominata da immagini vivide di ingiustizie riconosciute eppure tollerate, tanto da essere divenute parte della normalità, una normalità alla quale Sugar Blue non riesce ad abituarsi.
‘Code Blue’ è stato scritto per “toccarvi”; Sugar Blue ha provato le sue canzoni su se stesso ed è pronto a ricevere dal vivo le vostre sensazioni.
Jacopo Meille
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