Behind a psychedelic Friar a very clever guitar player who had his little fame at last
Frate Tuck è abbinato alla figura di Robin Hood. Ma in questo caso è un chitarrista a essersi ispirato alla mitica figura del religioso-bandito per un disco di grande interesse, anche se uscito 40 anni fa. Psychedelic Guitar è molto più di un divertimento strumentale, ma un vero e proprio manifesto. In questo caso è il losangelino Mike Deasy a dare vita a questo progetto; un musicista dal passato pieno di collaborazioni (Eddie Cochran, Richie Valens, sessionman per Phil Spector e Brian Wilson) che a un certo punto incontra Curt Boettcher, ottimo arrangiatore in ambito vocale e già con i Ballroom. Il progetto solista di Deasy prende forma grazie alla collaborazione con Boettcher: si attaccano al telefono per coinvolgere i migiori turnisti della zona, Ballroom compresi ed ecco che Frate Tuck può prendere forma. Deasy, vestito con il saio in copertina, propone una doppia chiave di lettura della psichedelia. Una più semplice all'ascolto con i brani di altri (da Louis Louis ad Alley-Opp che viene scelto come singolo), l'altra più sperimentale e indubbiamente molto interessante con Ode to Mother Tuck a A Bit of Grey Lost in evidenza. Nonostante la creatività di Deasy e la grande bravura di strumentisti e coro, l'esperimento dura lo spazio di un disco e il chitarrista torna alle sue collaborazioni di lusso come quella con Ry Cooder. Ma per chi ama il suono di quegli anni, è un bene che il disco (con quattro brani da due 45 giri con il sitar in evidenza e targati Flower Pot) sia stato finalmente riproposto.
Michele Manzotti
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Track list
1. Sweet Pea
2. Louis Louis
3. Work Song
4. Alley-Oop
5. All Monked Up
6. Ode To Mother Tuck
7. A Record Hi
8. Fendabenda Ha Ha Ha
9. A Bit Of Grey Lost
10. Where Did Your Mind Go?
11. Mr. Zig Zag Man
12. Black Moto
13. Wantin' Ain't Gettin'
14. Gentle People
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