The power of music and of a man who have seen it all and still believe there is a chance, all in one concert.
Il 2007 ha visto il secondo appuntamento del Crossroad Festival, l’evento voluto da Eric Clapton per finanziare e sensibilizzare il l’omonimo centro di recupero da alcool e droga creato dal chitarrista in Antigua. Una lunga calda giornata di luglio a Chicago in cui da mezzogiorno si sono succeduti artisti del calibro di John McLaughlin, Sonny Landrette, Susan Tedeschi e Derek Trucks, Robert Cray, Sheryl Crow, Buddy Guy, Jeff Beck, B.B.King e Steve Winwood per nominare solo alcuni.
Quello che più colpisce mentre le immagini scorrono è l’assoluta incredibile forza che il blues di esorcizzare il passare del tempo: vedere Johnny Winter raggiungere il centro del palco letteralmente piegato dall’età e da un corpo che combatte se mpre più a stento gli anni che passano, sedersi e nel momento in cui le sue mani toccano le corde della sua Gibson Explorer “prendere vita” sotto gli occhi e l’espressione felice di Derek Trucks è la prova che i miracoli, quelli veri, terreni, fatti dagli uomini per gli uomini esistono.
B.B.King che si augura di non morire mai e a tutto il pubblico di morire un giorno dopo di lui, nel caso che le sue preghiere non vengano esaudite, Willie Nelson che suona con una chitarra che ha il colore e le stesse “rughe” della sue pelle, sono solo piccoli frammenti di un concerto che ha il sapore della celebrazione senza la pompa magna, i formalismi che poco hanno a che fare con il motivo che spinge un gran numero di persone a radunarsi e condividere un momento insieme.
Il blues, ma ancor più la musica, è un linguaggio così libero e aperto che mostra i legami tra Robert Randolph e John Mayer, il contry di Willie Nelson e il blues di Buddy Guy, esaltando i legami e le differenze senza discriminare.
‘Crossroads’ è il punto d’incontro, di partenza o di arrivo spetta a ciascuno di noi scoprirlo.
Jacopo Meille
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