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Una guerra che inizia senza che nessuno la definisca come tale soltanto per non pagarne i danni come stabilisce il diritto internazionale.
Questo libro la racconta. E ce ne fa comprendere l'inutilità.

Luca Del Re - Non chiamatela guerra. Israele - Libano: una storia di confine.
(pp.237 - 14 Euro Cairo Editore)
www.cairoeditore.it/libri

"Il denaro fa la guerra,la guerra fa il dopoguerra,il dopoguerra fa la borsa nera,la borsa nera rifà il denaro e il denaro rifà la guerra. Guerra era un corridore ciclista,perciò gridiamo in coro: viva Girardengo!" (Totò)

Questo non è un libro contro la guerra. E' un libro sulla guerra. Quella di tutti i giorni,quella vissuta,mai digerita anche da chi la scatena. Quella che fa morire persone innocenti,civili,riservisti,donne e uomini che vorrebbero essere da tutt'altra parte a vivere i propri sogni,baciare il proprio amore,preparare un cocktail.
Questo è un libro che ha ritmo. Si legge tutto d'un fiato...e si rimane di guano. Ti chiedi per esempio come mai in uno dei paradisi che la natura inopinatamente ci ha regalato piombino katiuscia a raffica,colpi di cannone dei blindati merkava a distruggere persone e luoghi che dovrebbero incutere,se non rispetto,almeno un pò di vergogna in chi violenta così il corso delle cose.
Questo è un libro sulla "guerra" israelo-libanese scoppiata il 12 luglio 2006 e conclusasi trentacinque giorni dopo.
Il suo autore,Luca Del Re,è inviato di guerra. Lo è stato nei Balcani e nel Medioriente. Per il Tg de La 7 è stato corrispondente per l'area mediorientale con base a Gerusalemme. E' ebreo della comunità romana (la più antica),non osservante. Ha raccontato,criticamente,dal lato israeliano del fronte quella che all'inizio nessuno voleva chiamare col suo nome. Operazione militare la definivano,invece di guerra. Il fatto è che il diritto internazionale stabilisce che chi fa una guerra poi sia obbligato a rimettere tutto a posto di tasca sua. Non sempre se ne ha la possibilità,se poi si mandano i propri soldati (i riservisti,i minuim,che possono venir richiamati in qualsiasi momento e in otto ore si devono trovare in caserma) alla "guerra" con equipaggiamenti che troverebbero spazio in qualche nostro museo dell'esercito. Perchè sicuramente questa guerra ha distrutto anche un mito: quello di tshahal,l'un tempo impeccabile esercito israeliano.
Luca Del Re è (stato?) un disc jockey. Ha lavorato in radio,nei locali,alle feste private e adora la musica. Gli voglio bene come a un fratello e ci conosciamo da ragazzi. Non riesco ad immaginarmelo scambiarsi energici vaffa con un soldato israeliano sotto i missili al confine sul Libano da lui oltrepassato con il cameraman nonostante le mine antiuomo e le cluster bombs che macchiano di tragedia il deserto. Se lo chiede anche lui nel prologo intitolato "Che c'entro io con la guerra?". Oppure farsi il bagno in una Jacuzzi dopo aver perso il contatto coi suoi mentre fuori i blindati sparano cannonate. Non è Apocalypse Now,non è Robert Duvall cristo...è un dj! Ebbene,questo disc jockey e,diciamolo,inviato di guerra di quelli veri,che sotto le bombe ci va e che sa come ci si deve comportare in zona di combattimenti (anche a mollo in vasca),ha scritto un libro bello,tragico,commovente e che ti lascia incazzato nero. Quella sanissima incazzatura che ti fa ricordare di essere vivo e,soprattutto,umano. Capace di provare umana pietas per chi muore,da qualsiasi parte arrivi il missile e di raccontare tutto senza tralasciare nessun particolare,dando più spazio al giorno per giorno,ai piccoli gesti e alle grandi tragedie,alle miserie di una guerra combattuta anche e soprattutto per i media. Come quando hezbollah faceva dormire le persone nei palazzi appena bombardati aspettando che crollassero per avere più vittime da mettere sul piatto del dopo o svuotando gli obitori trasportando cadaveri sui luoghi attaccati dall'aviazione israeliana. O i comandanti israeliani,che hanno mandato un'infinità di riservisti alla guerra con addestramenti pro forma che spesso hanno significato morte per tutti.
Ecco cosa è questo libro.
Non servirà per farvi una cultura in geopolitica.
Non servirà per odiare qualcuno.
Servirà per emozionarvi,indignarvi,commuovervi e conoscere Israele e il suo popolo.
Sono più vicini a noi di quanto molti possano (o vogliano) pensare. Basta leggere la lettera di David Grossman per la morte del figlio Uri caduto in Libano che Del Re ha voluto poter includere nel suo libro impreziosito anche dalla prefazione di Giancarlo De Cataldo (altro amico degli anni ruggenti).
Benvenuti a Nutopia!


Alessandro Mannozzi

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