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Lenny Kravitz - Pistoia Blues Festival
Piazza Duomo, Pistoia, 13/07/08
Piazza Duomo gremita, una schiera di fan che attendono l'inizio del concerto. L'atmosfera è quella di quando si attende l'arrivo di una star da alta classifica fresca di successi planetari presso il grande pubblico. E lui, l'atteso Lenny Kravitz, in effetti è una star da classifica.
Avevo tredici anni quando "Fly Away", il singolo di lancio dell'album "5", l'album del grande successo europeo, imperversava nella programmazione di MTV. E me lo ricordo quando passavano il video il pomeriggio, come probabilmente se lo ricordano molte delle mie amiche che canticchiavano "Fly away" e sapevano appena chi era Lenny Kravitz . Questo a testimonianza di come Lenny sia andato incontro ad un successo globale, che parte dal basso, dai ragazzini fino ad arrivare alla critica e agli appassionati di musica.
Da allora sono passati quasi dieci anni. Lenny, oggi, è un artista più adulto. Si presenta sul palco con la sua preparatissima rock band, che ha contribuito alla notorietà dei suoi concerti dal vivo. Rispetto alla formazione “storica” ci sono un po’ di cambi nel line-up. Non ci sono più Cindy Blackman alla batteria (una delle più stimate batteriste donne del rock contemporaneo) e Jack Daley al basso, ma Franklin Vanderbilt e Tony Breit. Cambiano gli addendi, ma il risultato è comunque quello di un gruppo compatto, energico, che accompagna Kravitz “alla vecchia maniera”, all’insegna della qualità tecnica e della musica suonata. Un tocco speciale è aggiunto dal chitarrista Craig Ross, che con look anni settanta e assoli a fronte palco porta con la memoria direttamente a quando le televisioni musicali erano un capitolo inimmaginabile del futuro. Con la band sul palco c’è anche una sezione fiati, che diventa protagonista nel momento in cui Lenny, dopo aver scaldato il pubblico con una buona scelta di canzoni, lascia spazio ad una decina di minuti di autentica improvvisazione jazz. E’ forse un momento di pausa per riposarsi, ma bello. Alla fine Kravitz, che partecipa in prima persona alla parentesi jazzistica, torna ad impugnare il microfono e ringrazia il pubblico per aver “lasciato al gruppo la possibilità di suonare un po’”. I successi del passato sono riservati alla fase conclusiva dello show. Dopo circa un’ora e mezzo di musica Kravitz esegue brani come “Fly away”, “I belong to you”, la celebre cover di “American Woman” (che qualcuno sicuramente reputerà un brano suo), chiudendo il cerchio di un concerto che lascia tutti soddisfatti.
A volte si parla di successo nelle carriere degli astisti come di fortuna, altre come di sfortuna. Guardando Kravitz sul palco oggi, non ci sono dubbi: nel suo caso è stato un successo fortunato, soprattutto per la sua capacità di godersi a pieno i pregi della notorietà senza rimetterci in autenticità. Il suo è davvero un bel concerto. E’ il caso limite, se non in America probabilmente in Italia, di uno dei pochi artisti capaci di attrarre settemila fan ma di mantenersi, almeno in parte, estranei dal contenitore preconfezionato del pop da classifica. Cosa differenzia Lenny da tanti artisti che, pur di talento, non ce l’ hanno fatta allo stesso modo e si esibiscono di fronte a piazze semi vuote che lamentano il caro prezzo dei biglietti? Una scatola nera davanti al divano di milioni di utenti in tutto il mondo, in cui vive un fenomeno chiamato MTV.
Giulia Nuti
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