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Fleet Foxes - Fleet Foxes & Sun Giant e.p.
(Sub Pop)
www.subpop.com

Seattle’s Folk Baroque & Roll at its newest and best. Unique band, unique sound, great vision, album of the year

I Fleet Foxes, da Seattle, sono imprendibili e non identificabili in nessun termine di paragone. Pubblicano un album d’ esordio che ha steso tutti ovunque al mondo grazie allo straordinario blend di armonie che rimandano ai primi settanta, le chitarre elettriche arpeggiate e sognanti che sanno tanto di sunshine pop, west coast riflessiva, Inghilterra pastorale, inni da cattedrale, canti monastici, golpe da cappella, pop alla Fleetwood Mac (Mykonos).
Un piccolo grande Extended Play, Sun Giant, inciso dopo l’album ma pubblicato prima rivela di loro forse più dell’album.
Riflettendo che Robin Pekhold, principale compositore del gruppo, ha solo 22 anni e qui e lì canta come Dave Cousins degli Strawbs nei dischi migliori, capirete che siamo dinanzi a un piccolo capolavoro di band, a una gemma che pare uscita da una antica biblioteca ma che è dotata del fascino e della freschezza giovanilistica di chi è agli esordi e di chi scrive una bellissima opera prima.
Prodotti da Philip M. Ek ( Mudhoney, Band of Horse, Built to Spill ) i Fleet Foxes mal celano la loro attitudine super hippy e tengono a precisare che sarebbe restrittivo dire chi suona cosa. Nella conclusiva traccia di Sun Giant, Innocent Son, appare la eco di Lawrence Hammond post Mad River, di Skip Spence di Oar, di Dino Valente, soprattutto di David Crosby da solista ma anche Brian Wilson, The Association, la acida riverberazione dei contemporanei The Skygreen Leopards e mille piccoli richiami che fanno saltare la pallina del pinball da un lato all‘altro delle orecchie.
Album dell’anno senza dire una eresia e un gruppo in più da vedere dal vivo.

Hrundi V. Bakshi

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