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Emmylou Harris - All I Intended To Be
(Nonesuch / Warner)
www.emmylouharris.com

On her second Nonesuch disc, Emmylou Harris assembles an extraordinary cast of veteran musicians and fellow singers, as all she has intended to be - a singularly expressive vocalist, a brilliant interpreter of other people's songs, a graceful and confident songwriter. In particular, the album displays Harris's ability to bring new life to songs that may have been overlooked, forgotten or lost along the way. She Intended To Be a Queen of American music.

Non c’è che dire Emmylou Harris ha il pregio di avere grande gusto nella ricerca degli autori dei suoi brani, e quando lei sceglie è davvero raro che sbagli. Soprattutto se si tratta di musicisti poco noti al grande pubblico. Lo abbiamo visto in passato ma anche in tempi più recenti con i più recenti Red Dirt Girl del 2000 e Stumble Into Grace del 2003, questa volta però ha deciso di fare le cose in grande e lo si capisce già dal titolo del disco All I Intended To Be. Questa volta però ha deciso di affidarsi al suo passato alla ricerca di una cristallizzazione del suo talento o forse del suo ego. Così ha chiamato intorno a se tutti i suoi vecchi amici compreso il suo ex marito, il produttore Brian Ahern che ha prodotto dischi come Blue Kentucky Girl e Luxury Liner, nonché Vince Gill, Dolly Parton, le sorelle McGarrigle, i Seldom Scene e il fido Buddy Miller con il quale ha condiviso il tour Three Girls And Their Buddy con Patty Griffin e Shawn Colvin. L’ascolto, certo, non tradisce le aspettative, anzi a tratti si percepisce un energia nuova che pervade l’ispirazione della Harris, tuttavia il disco trova il suo limite nella rigorosa ed elegante perfezione che lo pervade, un po’ come il disco in duo con Mark Knopfler. Una perfezione che poco si addice alla Emmylou che era e che vorremmo che fosse ancora, ma siamo certi di chiedere troppo. Il brano di apertura Shores Of White Sand di Jack Wesley Routh, è stato il la che ha dato inizio a questo progetto, Emmylou infatti ha utilizzato la traccia base della versione originale sulla quale suonava un suo vecchio amico, il batterista Keith Knudsen e da qui è partito questo percorso a ritroso. Il risultato è un accrocco posticcio che piuttosto offensivo per il suo talento. Ad ogni modo nel disco c’è un po’ di tutto, c’è un po’del Lanois di Wrecking Ball in alcune atmosfere, c’è Dolly Parton nella gustosa Gold che ci riporta ai tempi del trio con Linda Ronstadt, le sorelle McGarrigle che dimostrano ancora di essere alive and kicking, ma anche i Seldom Scene che accompagnano Emmylou nel miglior brano del disco Old Five And Dimers Like Me del texano Billy Joe Shaver e Karen Brooks che impreziosisce Broken Man’s Lament. Nel lotto dei brani evitabili, vanno dritte la cover di Tracy Chapman, All That You Have Is Your Soul e il country rock farlocco di Take That Ride firmato dalla stessa Harris, viceversa splendide sono Hold On della grande cantautrice Jude Johnstone e la splendida e raffinata Moon Song di Patty Griffin, altri due punti di eccellenza del disco. All I Intended To Be farà saltare di gioia i fans della Harris, pronti a comprare i suoi dischi anche nel caso decidesse di musicare l’elenco del telefono, noi ci limitiamo a dire che questo disco non cambia la nostra stima nei suoi confronti tuttavia era lecito attendersi di più. L’idea che ci sia un grande passato nel futuro è stata sempre fallimentare.

Salvatore Esposito

Track List

Shores Of White Sand
Hold On
Moon Song
Broken Man’s Lament
Gold
How She Could Sing The Wildwood Flower
All That You Have Is Your Soul
Take That Ride
Old Five And Dimers Like Me
Kern River
Not Enough
Sailing Round The Room
Beyond The Great Divide

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