Original and Moving second album by Tyneside’s most requested Young Folk Sisters
The Bairns migliore album folk di questa generazione! La vede così la rivista Rock & Reel che ha voluto attribuire al secondo disco delle sorelle Unthank questo prestigioso titolo. Rachel & Becky - in Inghilterra tutti parlano di lor nei giri del nuovo folk - non paio essersi scomposte molto perché per realizzare Tha Bairns hanno lavorato bene ma senza particolari strategie né ricercatezze. Le canzoni del disco sono (quasi) tutte tradizionali del Nord-est, loro zona di provenienza, insegnate alle due paffute sorelline dal papà, dalla mamma (entrambi cantati), dallo zio, dall’amico del nonno pescatore, pescate in biblioteche di paese che nessuno visita più e nelle campagne del Tyneside. Canzoni marinare,canzoni di frontiera, danze, piccole raffinate melodie che le due sorelle cantano spesso sole (il medley Blue’s Gaen out O’The Fashion) oppure accompagnate dal piano di Belinda O’Hooley e dal fiddle di Niopha Keegan mentre qui e lì una sezione ‘archi contribuisce all‘atmosfera generale, no elettricità né batterie o percussioni appaiono nel disco contribuendo a dare all‘album un tono ancora più elegiaco.
A legger bene le note di The Bairns, è evidente che l’uomo da cercare - nel bene e nel male - è il manager, produttore,tecnico del suono ed unico executive dell’opera, Adriam McSally, il visionario che per primo ha creduto in loro e raccoglie adesso i primi frutti di uno sforzo iniziato nel 2005 con il bel “Cruel Sister”.
Svetta il tradizionale I Wish con un interessante e assai inusuale solo (se solo si può chiamare, ascoltare per valutare!) di pianoforte di Belinda O‘Hooley, una bellissima versione ridotta all’osso di Sea Song di Robert Watt (da Rock Bottom, 1975) che serve a ricordarci, se mai ce ne fosse bisogno,la grandezza del nostro, A Minor Place di Bonny Prince Billy che ripresa dalle sorelle recupera tutta la sua essenza folk perdendo forse in contenuti ma non nella forma.
Un senso tanto di moda di understatment attraversa il disco, le voci che ricardono le sorelle McGarrigle o le Roches più intimiste fanno il resto mentre drones e armonie si intrecciano riempiendo i vuoti antichi che il canto accappella il folk inglese richiede da tempo immemore. La eco di The Waterson/Carthys, June Tabor, Joni Mitchell degli esordi appare e scompare e
mantiene tensione in un disco caldo, inteso, classicheggiante (My Donald) per cui tutti hanno gridato al capolavoro ma verso cui è giusto rivolgersi con obbiettività e in prospettiva.
Ernesto de Pascale
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Track List
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