This Unpaid Holidays are the ones Watermelon Slim’s international audience will remember the most.
Sarà impressione di questo recensore ma Watermelon Slim pare aver scelto la strada di un blues più spettacolare rispetto allo strabiliante esordio di soli pochi anni fa. Aiutato da una biografia fatta di alti e bassi (molti bassi) Bill Homans ci ha raccontato di appartenere alla categoria di chi si spezzano ma non si piega. Nel nuovissimo No Paid Holidays, sesto album di una carriere nata solo dopo un recente infarto - pubblicato in fretta e furia per soddisfare le esigenze del pubblico europeo che lo applaudiranno a breve (Pistoia Blues Festival, 11 Luglio) - Watermelon Slim picchia più duro che mai sulla sua National Resophonic super amplificata in un misto di Boogie e Roots Blues sempre saturo e carico carico.
Sull’onda del Blues Award ricevuto lo scorso otto maggio al Grand Casino Event Center di Tunica,Mississippi per il precedente The Wheel Man esplora in No Paid Holidays tutte il potenziale della sua road band, un gruppo oliatissimo che guida con grande autorevolezza.
E proprio l’autorevolezza è quello che fa la differenza nei dischi di Watermelon Slim, grazie a una voce roca e a un senso di concretezza che è poi quello che riversa nelle canzoni : storie di lavoro, di frustrazione, di mortalità, riflessioni sul quotidiano che non possono non toccare l’ascoltatore più attento come nella gonfia “Dad in The Distance”.
Il segreto di Watermelon Slim pare allora esser quello di aver trovato una perfetta sintesi tra stile elettrico moderno e down home percorrendo la strada della tradizione. E’ la stessa strada percorsa prima di lui da altri artisti bianchi come Charlie Musselwhite, la cui voce ogni tanto ricorda, ma che Bill Homans ha intrapreso con una coscienza diversa, con un background (Vietnam, segregazione urbana, migrazioni, studi solitari, poveri lavori, un infarto) che racconta con regolare costanza e arrivano anche a quanti non capiscano la sua lingua.
Oggi che con 6 dischi dietro di se Watermelon Slim può permettersi qualche libertà. L’artista della North Carolina, cresciuto nell’area magmatica e pulsante di blues di Boston e dintorni, ci pare più disposto a divertirsi e a far divertire senza voler perdere niente di quel che si è guadagnato e ci riesce infilando nel suo repertorio brani presi in prestito da repertorio storici del pop anni sessanta come la celeberrima And Wheel I Die, il grande hit dei Blood, Beat & Tears scritto della itaoamericana Laura Nero, che per voce di Bill Homans diventa un peana per la vita e la morte dai toni gospel accappella come nessuno aveva saputo fare prima neanche David Clayton Thomas, il canadese dei B,S & T la cui voce resta legata a doppio filo a quel brano.
Tutto avviene in un organico amalgama che Watermelon Slim riassume nello straordinario finale di Everybody’s Down On Me di Fred Mc Dowell. Qui, come già scritto prima, lo stile elettrico moderno e down home convivono percorrendo la strada della tradizione e quel senso di spettacolare carica emotiva che ci aveva colpito all’incipit di No Paid Holidays trova la sua ragion d’essere per una vacanza che nessuno pagherà a Watermelon Slim ma che Bill Homans può ancora scegliersi senza dipendere da nessuno. Questo, in definitiva, ci pare un meraviglioso segnale di vitalità e libertà in un mondo musicale, quello del blues, in cui gli stereotipi oramai abbondano da anni ed anni.
Ernesto de Pascale
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Track List
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