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INTERVIEW

Intervista a Richard Sinclair

Richard Sinclair è uno dei musicisti che hanno segnato la storia del Canterbury Sound, esplosione di creatività musicale tra progressive e jazz rock che, intorno alla città inglese di Canterbury, vide tra la fine degli anni '60 e i primi '70 il fiorire di band come Soft Machine, Gong, Caravan, National Healt. 

Sinclair è, a pieno titolo, una delle colonne di quel sound. Un tocco di basso inconfondibile, una voce che è una delle più calde ed intense del progressive di sempre e la partecipazione ad almeno quattro gruppi fondamentali nati a Canterbury: Caravan, Hatfield and The North, Camel e, all'inizio di tutto, Wild Flowers, band in cui militarono tutti i maggiori musicisti della scena, da Hugh Hopper a Robert Wyatt, da Kevin Ayres a Pye Hastings.

Pubblicando quest'intervista un pensiero inevitabile va a Hugh Hopper, bassista e musicista fondamentale del Canterbury Sound, scomparso a giugno 2009 dopo una coraggiosa lotta contro la leucemia.


Perché proprio Canterbury e non un'altra città?

Canterbury è una città molto caratteristica ed è una città storica, romana. Se vuoi, quello che è successo a Canterbury è nato duemila anni fa con gli antichi romani ! E' la “scuola italiana”, come direbbe Robert Wyatt...

Com'è nato il Canterbury Sound?

Da un gruppo di amici. Ci conoscevamo tutti: Hugh Hopper, Robert Wyatt, io, mio cugino Dave Sinclair, Pye Hastings. Suonavamo insieme, andavamo a scuola insieme, eravamo una grande famiglia. Ho avuto la fortuna di stare in mezzo a persone di grande talento, ci stimolavamo a vicenda. 

Vi rendevate conto che  dalla vostra amicizia si stava creando una nuova scena?

Assolutamente no (ride, n.d.a.). Volevamo solo suonare, diventare famosi. Ogni musicista desidera solo che la propria musica venga ascoltata. Penso che quando nasce un nuovo genere musicale, da qualche parte del mondo, in qualche modo, già esisteva. Le note e le possibilità non sono infinite. Ma la personalità e il modo di pensare la musica di chi la suona cambiano tutto. Accordi e strutture probabilmente esistevano già, ma nel Canterbury Sound vennero usate in modo del tutto nuovo. 

Nei gruppi di cui hai fatto parte, infatti, oltre all'improvvisazione si è sviluppato un gusto per la melodia che forse è unico...

Il mio modo di scrivere è sempre stato melodico. Non ho mai cercato di scrivere blues o altri generi  con strutture semplici. Mi affido alle melodie e alla struttura degli accordi. La mia musica è molto visiva, mi piace che chi ascolta possa visualizzarla come un quadro. Mi piace Nat King Cole, che usa la  voce come uno strumento. Oppure chi scrive in forme musicali originali come John Mc Laughlin, che spazia dal jazz alla musica indiana. Ultimamente mi sono appassionato anche alla musica classica.

Eravate un gruppo di amici, ma a un certo punto, con band come i Caravan, sono arrivati anche i grandi palchi e la popolarità...

Non siamo mai stati veramente famosi, ci mancava l'equilibrio tra la musica e il business. Gruppi come i Genesis e gli Yes erano molto più conosciuti di noi. Noi, però, volevamo essere originali. Cercavamo sempre strutture interessanti e modi per sfruttare le nostre capacità di strumentisti.

Il passaggio dai Caravan agli Hatfield and The North?

Ho  lasciato i Caravan quando si sono orientati verso il pubblico. Quando la musica si è evoluta in direzione  pop-rock ho sentito il bisogno di fare altro, così ho formato Hatfield and The North. Non sono bravo a scrivere musica per le masse...

Beh, però il tuo contributo come autore è su alcune delle canzoni più belle dei gruppi in cui hai suonato...

Penso sia soprattutto per il suono della mia voce e per il modo in cui canto. Canto per la gente, per arrivare al cuore. L'ho imparato da mio padre. Anche lui cantava e lo faceva per il pubblico, talvolta pensando di esibirsi personalmente per ognuno dei presenti. 

La popolarità altera l'essenza del far musica?

Sì, anche se dipende dalle persone. Io non ho mai avuto bisogno di cambiare o semplificare il mio modo di scrivere e ne vado fiero.

Richard Sinclair oggi?

La  mia musica, nonostante i molti gruppi, non è cambiata molto: lo stile è sempre lo stesso e la gente mi riconosce dal suono della mia voce e del mio basso. I miei fan sono sempre interessati alle ristampe,ma penso che sia importante proporre loro la mia nuova musica. A questo proposito sto portando avanti nuovi progetti.

Ad esempio? 

Ho un gruppo con dei musicisti jazz pugliesi, suono i miei brani con la Richard Sinclair Band, preparo un nuovo album che spero sarà pronto per Natale 2009. 


Giulia Nuti 

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