Nonostante che Oh My God, Charlie Darwin di The Low Anthem venga dopo Wilco, Fleet Foxes, Okkervil River, Andrew Bird, Vetiver e altro, è un debutto che può fare sostanzialmente meglio lasciandosi dietro molti dei nomi citati.
È accaduto tutto in poco tempo. Dalla anonima oscurità del loro rifugio del rhode Island, alla pubblicazione (ottobre 2008) indipendente del loro terzo prodotto (il primo, è del 2006, il secondo What The Crow Brings del 2007), dal sodalizio con Rough Trade Uk ( febbraio 2009 ) alla firma per Bella Union per L‘Europa (24 marzo) e per Nonesuch per il resto del Mondo (1 aprile 2009) attraverso il successo a SXSW a Austin, adesso, nei posti della musica che contano ancora, si parla solo di loro. Il loro segreto ? : Ben Knox Miller, folksinger e pittore, Jeffrey Prystowsky, bassista e Jocie Adams, polistrumentista, compositrice classica e tecnico della Nasa, non hanno mai cambiato rotta.
Le canzoni di the Low Anthem parlano il linguaggio cantautorale più alto (da Dylan a Waits) con tendenze ruvide e minimali che affondano nel roost rock più combattivo. C’è della gran foga e una bella anima folk in Home Ill never Be (già in Orphans di Waits) e The Horizon is a Beltway ma in Oh My God, Charlie Darwin c’è anche uno straordinario senso di sospensione dal tempo (To Ohio e l‘incipit di Charlie darwin con i suoi falsetti che non scendono mai a toccare terra) e il lavoro costante e proficuo di un trio che sa ascoltare un produttore, Jesse Lauter, che potrebbe essere tranquillamente il quarto uomo.
Un sottile senso noir misto a un stile vocale sempre soulful fa di Oh My God, Charlie Darwin uno dei dischi dell’anno. Da non perdere.
Ernesto de Pascale
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