“Etruscan soul” è un disco splendido. E’ un disco in cui il cuore e il talento di Rob vengono fuori alla grande. L’album presenta al meglio tutta la sua versatilità di geniale musicista sempre a proprio agio sia che si tratti di blues, jazz o di canzone d’autore doc. Un album in cui brillano straordinarie versioni di bellissime canzoni tratte dal repertorio di Randy Newman, Lennon McCartney, Ray Charles, Delbert McClinton, Keb’ Mo’, Eric Clapton e Stephen Stills. Rob, autentico virtuoso dello strumento, è considerato, a ragione, uno dei migliori armonicisti al mondo. Sia che suoni la diatonica, sia che suoni la cromatica. Ad accompagnare Rob in questo fantastico viaggio musicale, una serie di musicisti di gran pregio tra cui spiccano John Korba bravissimo pianista qui anche nelle vesti di efficace produttore, George Naha alla chitarra, Ed Holstrom all’organo, i fiati di Tom Timko, Steve Jankowski e Jens Wendelboe, le back vocals di Vanesse Thomas e Antonique Smith e una sezione ritmica di tutto rispetto. A loro, si aggiungono una serie di ospiti, davvero prestigiosi, a partire dal grande Bernard “Pretty” Purdie, uno dei più grandi batteristi afroamericani di tutti i tempi, che ha suonato praticamente con tutti, da Aretha Franklin a James Brown a Miles Davis; Phoebe Snow straordinaria cantante che non ha certo bisogno di presentazioni, Leo Nocentelli leggendario chitarrista dei Meters, Chuck Raney mitico bassista che ha suonato con gli Steely Dan, Quincy Jones, Aretha Franklin e le Supremes; Hugh McCracken, glorioso chitarrista già alla corte, tra gli altri, di B. B. King, John Lennon, Bob Dylan e Van Morrison; e poi ancora Will Lee, Chris Parker e Harvey Brooks, musicisti anch’essi con un pedigree da paura. Rob Paparozzi è un grande. E io sono molto fiero di essere suo amico, e di avere suonato con lui. E’ un grande non solo come musicista, ma anche come persona.
E questo si sente. Sia che canti, sia che suoni l’armonica. E il fatto che abbia origini italiane non può non riempirci di orgoglio. La storia dell’incontro tra i suoi genitori merita di essere raccontata. E’ quasi una storia blues. Il padre di Rob, Mario Paparozzi, originario del Lazio e bersagliere durante la Seconda Guerra Mondiale, venne ferito e catturato dall’esercito americano a Tripoli. Da lì, Mario Paparozzi venne trasferito come prigioniero di guerra in New Jersey. Lì, negli States, incontrò Concetta Rocco una volontaria di origini italiane che ogni giorno portava il cibo ai soldati detenuti. Tra i due scoccò una scintilla e nacque l’amore; e alla fine della guerra Mario decise di stabilirsi in America e di sposare Concetta. Il resto come scrive Rob nelle note del cd è storia. Ecco allora spiegato il misterioso titolo del disco, che poi tanto misterioso non è. Rob crede fermamente che dentro di lui ci sia qualcosa che lo lega agli etruschi, un popolo di grande civiltà, eppure scomparso in maniera così misteriosa. Rob, visitando i luoghi natii del padre, ha sentito più di una volta che dentro di lui c’era, nascosta da qualche parte, un’“anima etrusca”. Gli etruschi amavano molto la musica. E Rob si dice sicuro che è proprio da lì che viene il suo amore per la musica. Da lì, e dalle canzoni che la madre gli cantava da piccolo, Che cantava a lui e a suo fratello Mario. E anche Mario è stato un musicista, un bravissimo chitarrista che però un giorno, al contrario di Rob, ha appeso la chitarra al chiodo per diventare professore universitario. Un professore che non ha mai smesso di amare la musica. Con passione. La stessa passione che ha portato suo fratello Rob in quasi quarant’anni di carriera a suonare con tantissimi grandi artisti. Impossibile nominarli tutti: Blood, Sweat & Tears, The Original Blues Brothers Band, Cindy Lauper, Carole King, Steve Cropper, Willie DeVille, Phoebe Snow, Doctor John, Judy Collins, Roberta Flack e tantissimi altri. Rob ha anche lavorato con numerosi registi di Hollywood e la sua armonica è stata spesso protagonista a Broadway. E allora lasciatevi catturare da questo disco in cui il blues di Chicago si mescola con il soul di Memphis, e con il contagioso sound di New Orleans. Un disco e una musica suonati con una grande anima, o meglio con una grande “Etruscan Soul”.
Cercatelo, disperatamente, su www.robpaparozzi.com e www.myspace.com/hudsonriverrats
Fabrizio Poggi
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