FESTIVAL

Prima serata

Giovedì 15 luglio si è aperta la 22esima edizione del Piazza Blues, l’ormai rinomato festival blues ticinese che attira migliaia di spettatori dalla svizzera tedesca , dall’Italia del Nord, Francia e Austria.



La prima serata come tradizione era gratuita e vedeva sul palco tre artisti relativamente giovani per la scena Blues: il chitarrista dell’Ohio Sean Carney, che vanta già alcuni premi importanti della critica, l’armonicista californiano San Pedro Slim e il cantante –chitarrista inglese James Hunter. Sean Carney è un eccellente chitarrista che si rifà all’esperienze di Ronnie Earl con un fraseggio pulito, assoli costruiti e un’ottima sincronia con la sua band. La presenza del contrabbasso ha dato quel tocco vintage che questo genere richiede.
Carney è un musicista del quale sentiremo parlare ancora. San Pedro Slim, in esclusiva europea, arriva accompagnato da una reputazione di una stella del West Coast Blues, reputazione invero non usurpata se tra i suoi musicisti può contate su un pezzo da novanta come Jon Foley, chitarrista che ha tra gl’altri suonato anche con Charlie Musselwhite. Con una sezione ritmica precisa e pulsante, i due si sono dati il cambio nello sfoderare assoli, nel creare atmosfere dal giusto pathos. San Pedro Slim ha ben impressionato anche al canto.



Clou della serata piuttosto afosa, il cantante inglese James Hunter, un musicista più prossimo al Soul, con diversi accenti calypso, che non al Blues elettrico. Alla testa di di una band con due sassofoni, basso, batteria e organo, Hunter ha mostrato grande vigoria nel canto, buona predisposizione anche agl’assoli di chitarra, ma soprattutto grande coesione della band, dove i fiati facevano la parte del leone nel cesellare riffs gustosi e di grande effetto.

Ad Hunter manca un pò quell’approccio tragico religioso tipico del concerto Soul, ma più che undifetto è una vera e propria scelta musicale, perchè l’influenza caraibica si fa sentire in modo marcato. Il pubblico gradisce e ne chiede ancora.

Luca Lupoli

foto ©Flavia Leuenberger