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Charlie Musselwhite
Sanctuary
Real World
Charlie Musselwhite nella sua lunga carriera ha tentato spesso di fare bei dischi, qualche volta riuscendoci. Dagli esordi su Vanguard fino ai dischi su Arhoolie o a quelli su Point Blank.
L ’armonicista bianco ha tentato di uscire dagli schemi del blues, attingendo qui e là da repertori altrui, ben consapevole che suonando l’armonica blues non è facile allontanarsi troppo dal seminato. In questo nuovo,” Sanctuary ” ( Real World ) produce certamente il suo album più attuale e meglio conegnato e uno dei migliori della sua carriera. Con l’aiuto compositivo di Ben Harper ( “Homeless Child “) e ripescando classici di Randy Newman ( “ Burn down the Cornfield “) e Townes Van Zandt ( “ Snake Song “) il sessantenne originario del Mississippi ma chicagoano d’adozione compie uno sforzo in più, grazie anche alle belle prove dell’amico e collega John Hammond e la spinta di Tom Waits che da “Mule Variations “ in poi lo ha sempre, in un modo o in un altro, voluto al suo fianco. In “Sanctuary “ prevale lo stile rilassato e atmosferico che riporta a certe scelte sonore di Daniel Lanois e molto si deve allo stile chitarristico di Charlie Sexton che caratterizza l’intero album. “Sanctuary “ mostra chiaramente come dopo quaranta anni di professionismo e vita on the road ci sia chi abbia ancora voglia di rinnovarsi nella tradizione. Il pubblico italiano che ben conosce Musselwhite dal vivo deve solo augurarsi che l’artista possa presto girare da questa parte dell’oceano con questo gruppo proponendo queste nuove sonorità. Infatti, una delle problematiche che investono artisti come Charlie risiedono proprio nella impossibilità di portare a causa di costi troppo alti la produzione originaria in Europa, regalando ai suoi fans rassicuranti ma che non riescono a mettere in luce l’attuale stato di grazia dell’artista. Ci si augura che la Real World possa supplire sostenendo economicamente la prossima tournee europea.
Ernesto de Pascale
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